fbpx Biennale Cinema 2017 | Gilles Bourdos - Espèces menacées
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Gilles Bourdos - Espèces menacées



Francia, Belgio / 105’
lingua Francese
cast Alice Isaaz, Vincent Rottiers, Grégory Gadebois, Suzanne Clement, Eric Elmosnino, Alice De Lencquesaing, Carlo Brandt, Agathe Dronne, Damien Chapelle, Brigitte Catillon, Pauline Etienne, Frédéric Pierrot
basato sui racconti di Richard Bausch
sceneggiatura Michel Spinosa, Gilles Bourdos
fotografia Mark Lee Ping-Ping
montaggio Yannick Kergoat
scenografia Guillaume Deviercy
costumi Virginie Montel
musica Alexandre Desplat, John Cage, Willis Earl Beal, Juventino Rosas
suono François Waledisch, Valérie Deloof, Thomas Gauder

Sinossi

Le storie intrecciate di tre famiglie. Josephine e Tomas sono una coppia felice di neosposi, ma i genitori di Josephine scoprono ben presto che dietro la fulgida felicità matrimoniale della coppia si cela un’oscura verità. Nel frattempo, Melanie annuncia ai genitori di essere incinta. E il padre del bambino è ben lontano dall’essere il genero ideale! Infine Anthony, la testa tra le nuvole e sfortunato in amore, si ritrova a doversi fare carico di una madre che ha improvvisamente perso il controllo.

Commento del regista

Il film è concepito come il gioco delle sette famiglie, in cui le carte vengono continuamente chiamate sul tavolo. Espèces menacées si basa sul concetto del confronto, dello scontro, del conflitto tra padre e figlia, tra figlio e madre, tra marito e moglie, dove i padri sono messi alla prova dalle scelte sentimentali delle figlie, dove un figlio si confronta con la disastrosa vita coniugale dei genitori... Le situazioni riverberano una sull’altra, entrano in una cassa di risonanza, creando effetti amplificati. Nel corso della realizzazione di questo film ho provato un’emozione particolare nel comporre un racconto sfaccettato in cui il tragico rasenta il comico. Costruire un “film mosaico”, ovvero un “tutto composto di singole tessere”, equivale anche a comporre un oggetto a più facce che sfugge a qualsiasi conclusione totalizzante in termini di senso. I nostri tre racconti familiari sono guidati da dinamiche diametralmente opposte: un padre sprofonda nella follia, un altro si riconcilia con la figlia, una moglie si sbarazza delle sue nevrosi per ritrovare il ruolo di madre. È esattamente in seno alla famiglia che alcuni trovano rifugio, mentre altri affondano. Per questo motivo ho anche voluto che la fine del film fosse suscettibile di molteplici interpretazioni. Nell’ultima sequenza, mentre alcuni troveranno una tangibile ragione di speranza nell’espressione radiosa del viso di Alice Isaaz, altri saranno invece portati a pensare al titolo stesso del film e avranno la sensazione di una fine cupa. Entrambi avranno ragione.

PalaBiennale

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30126 LIDO DI VENEZIA
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