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Biennale Musica 2020: classici della modernità e sperimentazione
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Biennale Musica 2020: classici della modernità e sperimentazione

Il 64. Festival Internazionale di Musica Contemporanea (25 settembre - 4 ottobre 2020) comprende 18 appuntamenti con 28 novità, di cui 15 in prima assoluta e 13 in prima nazionale.

Il Festival

Dal 25 settembre al 4 ottobre si svolge il 64. Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale di Venezia: 10 giorni con 18 appuntamenti che riservano 28 novità, di cui 15 in prima assoluta (7 commissionate dalle Biennale) e 13 in prima nazionale.

Intitolato Incontri, il Festival ruota attorno a grandi personalità della musica del passato recente, al loro pensiero e alle loro pratiche musicali, in dialogo con autori della più stringente contemporaneità.
Così i Leoni di questa sessantaquattresima edizione vedono il tributo alla carriera a Luis de Pablo, classe 1930, compositore onnivoro e originalissimo, determinante nel rinnovamento musicale in Spagna, e il Leone d’Argento a Raphaël Cendo, classe 1975, fondatore di un vero e proprio movimento estetico, il “saturazionismo”, che ha rivoluzionato il modo di concepire e scrivere musica attirando tanti giovani compositori.
Ancora oggi leader della scuola spagnola contemporanea, Luis de Pablo, autore di un catalogo immenso che supera le 200 opere tra cui si annoverano anche colonne sonore di film di Carlos Saura, riserva alla Biennale, per l’inaugurazione del 25 settembre al Teatro alle Tese, la prima assoluta di Concierto para viola y orquesta e la novità italiana Fantasías per chitarra e orchestra. Solisti: il violista Garth Knox, già membro dell’Intercontemporain di Boulez e quindi dell’Arditti String Quartet, e il chitarrista Thierry Mercier. A dirigere l’Orchestra di Padova e del Veneto sarà Marco Angius, fra i più riconosciuti interpreti di musica contemporanea.
Raphaël Cendo presenterà in prima italiana Delocazione, un lavoro composto nel 2017 su un mosaico di testi di Claude Royet-Journoud, Georges Didi-Huberman, Rainer-Marie Rilke, Georges Bataille, complici il quartetto francese Tana e i Neue Vocalsolisten, specialisti della musica vocale contemporanea che hanno saputo costruire un ponte tra le avanguardie e le radici della musica da camera per sole voci.

Gli anniversari

Gli anniversari che quest’anno non mancano – di Bruno Maderna, Luigi Nono, Franco Donatoni, Ludwig van Beethoven – sono impulso a una nuova creatività.

“Fra cento anni si parlerà di Bruno Maderna come di un grande compositore che faceva pure il direttore d’orchestra” scriveva profetico Massimo Mila. È infatti nel centenario della nascita che si moltiplicano le celebrazioni dell’autore veneziano (1920-1973), che ha costantemente intrecciato la composizione alla direzione d’orchestra sottoponendo a incessante verifica la scrittura alla realizzazione sonora. Nella vastità degli orizzonti di Maderna un intero capitolo è rappresentato dalle musiche d’accompagnamento che scrisse numerose per documentari televisivi, dalle colonne sonore per il cinema, dalla passione per generi altri come il jazz, l’operetta, il cabaret di Kurt Weill (sarà Maderna a dirigere la prima edizione strehleriana dell’Opera da tre soldi, con Giacomo Manzoni al pianoforte). Di questa curiosità vorace tiene conto il concerto-documentario in prima assoluta Sette Canzoni per Bruno, omaggio congiunto dell’Ensemble FontanaMix, diretto da Francesco La Licata, e del Collettivo In.Nova Fert, giovane realtà di scrittura musicale “comunitaria”. Sono sette momenti musicali che intrecciano voci, ensemble, video ed elettronica per raccontare sette diversi capitoli della vita di Maderna, dal violinista e direttore d’orchestra di The Happy Grossato Company al compositore dei grandi capolavori degli anni ’70. Un concerto-documentario fatto di “frammenti, schizzi, quadrati magici dell’opera di Maderna, tratti anche dalle trascrizioni di autori del passato e della produzione più leggera, che rappresentano le fonti per libere elaborazioni compositive che insieme formano un racconto musicale fortemente impregnato del suo modo di far musica e della sua tenacia a indagare sempre nel nuovo” (dalla presentazione).

A Luigi Nono (1924-1990), allievo di Maderna e veneziano come lui, la Biennale dedica un concerto nel trentennale della morte. Tre brani che appartengono all’ultima stagione creativa di Nono, in cui si intensifica la ricerca di una nuova idea del suono e dello spazio grazie alla frequentazione dello studio di Friburgo negli anni ’80, dove sperimenta tecniche di trasformazione dal vivo dei suoni. Oltre all’elettronica, l’altro elemento che contraddistingue i brani proposti è la figura dell’interprete-creatore, sempre più centrale nella musica del secondo Novecento, uno strumentista capace di sollecitare la visione sonora del compositore partecipando attivamente al processo creativo. Come accade per Post-prae-ludium n. 1 per Donau e per La Lontananza Nostalgica Utopica Futura, brani che Nono scrisse sollecitato dalla perizia e dallo sperimentalismo di Giancarlo Schiaffini, grande suonatore di tuba, e del violinista Gidon Kremer. A Venezia è il giovanissimo Arcangelo Fiorello ad affrontare il brano per tuba ed elettronica, mentre il violino di Francesco D’Orazio interloquisce con gli 8 nastri magnetici di La Lontananza. Uno dei brani più eseguiti di Nono, …sofferte onde serene… per pianoforte e nastro registrato, dedicato all’amico Maurizio Pollini e a sua moglie, conclude il concerto con l’interpretazione del pianista Francesco Prode, che ha offerto una lettura del tutto personale dell’opera di Nono.

Anche Franco Donatoni (1927-2000), che affronta la composizione relativamente tardi per assurgere a uno dei massimi autori del secondo Novecento, segnato da un radicalismo creativo che lo porterà sempre “oltre”, è stato grandemente influenzato da Maderna, tanto da dedicargli il celebre Duo pour Bruno. Nel ventennale della morte è Sandro Gorli, ex allievo del Maestro veronese, fondatore e direttore dello storico Divertimento Ensemble, a presentare un concerto-omaggio alla Biennale di Venezia. Ad Arpège, Spiri, Hot, brani che appartengono alla fase più fertile e libera di Donatoni, quella che lui stessi definì “esercizio ludico dell’invenzione”, si intercalano due novità assolute di Sandro Gorli e Ruggero Laganà, entrambi già allievi di Donatoni.

Ciclo pianoforte

Di nuovo quest’anno il Festival propone un ciclo dedicato a uno strumento solo, il pianoforte. Strumento romantico per eccellenza, il pianoforte è anche per la musica moderna e contemporanea oggetto di sperimentazioni, prove, ripensamenti che segnano l’evoluzione di un processo artistico. Leonardo Colafelice, William Greco, Pasquale Iannone sono i pianisti interpreti di tre concerti dove a fare da “trait d’union” è l’opera di Beethoven, opera con cui tutto il pensiero musicale moderno è in debito, in un gioco di scambi con pagine della letteratura pianistica del secondo novecento di Karlheinz Stockhausen, Pierre Boulez, Franco Donatoni.

Il giovanissimo Leonardo Colafelice, classe 1995 e vincitore di numerosi premi, affianca la Sinfonia n. 5 di Beethoven nella versione pianistica di Franz Listz, autore della trascrizione completa delle sinfonie beethoveniane a conferma del successo immediato che ebbero, a una corposa selezione dei Klavierstücke di Stockhausen, altro musicista dell’eccesso che vede nel pianoforte il “quaderno di appunti” delle proprie idee.

Della vasta letteratura pianistica beethoveniana il trentaduenne William Greco, che accanto alla carriera classica coltiva la passione per il jazz, affronta le 6 Variazioni op. 34 e il ciclo di Bagatelle op. 126, improntate al principio di una grande libertà espressiva. Insieme le Notations e la Sonata n. 1, considerate opere manifesto del giovane Boulez, di quel serialismo integrale di cui è stato alfiere negli anni ’50 e ’60.

Pianista di raffinata sensibilità, Pasquale Iannone completa il ciclo pianistico accostando la Sinfonia n. 7 di Beethoven, ancora nella trascrizione di Listz, alle Françoise Variationen che accompagnano Donatoni per oltre un decennio, testimonianza dell’evoluzione del suo tormentato percorso artistico.

Teatro musicale

Rappresentata in inglese nel 1997 all’Almeida Theatre di Londra e successivamente in francese e in tedesco, l’opera I Cenci di Giorgio Battistelli trova la sua prima versione in italiano a LuganoInscena, che lo scorso autunno l’ha riallestita a oltre 20 anni dal suo debutto, avvalendosi della regia di Carmelo Rifici, della direzione musicale di Francesco Bossaglia e dell’esecuzione dell’Ensemble900 del Conservatorio della Svizzera Italiana. La fosca vicenda dei Cenci, che non ha cessato di sollecitare scrittori e artisti, viene riproposta da Battistelli - autore di musica e libretto - nella versione prosciugata ma sostanzialmente fedele alla tragedia scritta da Antonin Artaud nel 1935. Il risultato è un grande racconto in bilico tra il melologo e l’opera, un teatro di musica in cui lo spettatore è immerso, perché in scena tutto è suono, tutto avviene dentro la musica: i rumori, le voci degli attori, l’elettronica, i video. È la musica a creare il dramma, come annota Battistelli: “I suoni sono come personaggi che si muovono accanto ai corpi degli attori”. Ovvero: Roberto Latini, fra i più premiati attori-registi del nostro teatro che ha fatto della vocalità lo strumento principale della sua ricerca, Anahi Traversi, scelta da Muti per Sancta Susanna di Paul Hindemith, Elena Rivoltini, attrice con Bob Wilson in Odyssey oltre che cantante lirica e compositrice, Michele Rezzonico, clown, mimo e attore.

Un visionario teatro di suoni è anche quello di Instrumental Freak Show di Giovanni Verrando compositore, ricercatore, didatta, promotore di una nuova liuteria, nuovi strumenti con una loro grammatica e una loro estetica che consentono di plasmare e reinventare la musica dell’oggi, andando oltre l’orchestra acustica occidentale. Daxofoni, Daxotongues, chitarre elettriche con dax e patafix: sono i freaks del titolo, protagonisti del concerto-spettacolo concepito in cinque movimenti o episodi, ognuno dei quali presenta un suono preciso attraverso uno strumento specifico e un personaggio-interprete. Cinque linguaggi diversi perché “la diversità è un potente motore del mondo” (G. Verrando). Interpreti di questo strumentario del futuro sono i componenti dell’Ensemble Interface di Francoforte, costantemente impegnati in forme sperimentali di teatro musicale e performance sonore, qui diretti da Francesco Pavan. Accanto a Instrumental Freak Show, l’Interface propone un altro esperimento sonoro con De Près di Jean-Luc Hervé, dove due piani d’ascolto si confrontano: quello frontale, tradizionale, con cinque musicisti in scena e altrettanti altoparlanti per la trasformazione del suono in tempo reale, e quello immersivo con “altoparlanti a basso volume disposti tra il pubblico a creare un’eco degli strumenti bisbigliati all’orecchio dello spettatore” (J.L Hervé).

Gli ensemble e le orchestre

Altri ensemble, dopo Interface e FontanaMix, arricchiscono il programma con le loro proposte.
Gli undici elementi del Cairn Ensemble, fondato nel 1998 dal compositore Jérôme Combier, che ne è anche direttore artistico, impaginano un concerto con brani dal ciclo Portulan di Tristan Murail con cui l’Ensemble vanta una costante collaborazione. Come gli antichi atlanti marini tracciavano le coste indicando porti, correnti, profondità, così il ciclo per Murail è anche “una forma di autobiografia in forma di metafora”, dove “ogni brano si riferisce a qualcosa – un luogo, un viaggio, un libro, un’esperienza estetica – di particolare importanza”. Accanto a Murail, un brano firmato da Jérôme Combier: Die Finsteren Gewässer der Zeit.
Fra le più giovani e dinamiche formazioni della scena europea, l’Ensemble Fractales, nata a Bruxelles nel 2012, propone un concerto di sole novità. Due lavori in prima assoluta di Fausto Sebastiani e Alessandro Melchiorre; tre in prima italiana di Maurizio Azzan (Of other spaces), Mikel Urquiza (Ars memoria) e Yann Robin (Ftérà).
Quasi tutte novità anche per il concerto dell’Oktopus Ensemble che la compositrice, direttrice d’orchestra e docente Konstantia Gourzi ha avviato nel 2003 alla Hochschule für Musich und Theater di Monaco, portando i suoi giovani interpreti a esibirsi alla Biennale di Monaco, alla Bayerischer Rundfunks e alla Bayersche Staatsoper, impegnandoli anche in incisioni di dischi e registrazioni radiofoniche. Due nuovi brani di Sofia Avramidou e Marcello Filotei insieme alle prime italiane di Francesco Filidei (Ballata n. 7) e della stessa Gourzi (Rezitativ Antigone e Wunde | Wunder) compongono il programma del Consort tedesco.
Ritorna alla Biennale l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento diretta da Timothy Redmond, direttore ospite della London Simphony Orchestra e della Royal Philharmonic. In programma un trittico di autori di prestigio: Fabio Vacchi con Concerto per violino e orchestra (Natura Naturans), Fabio Nieder, che presenterà una nuova creazione, e il giapponese Dai Fujikura con la prima italiana di Shamisen Concerto.

Biennale College Musica

Al pari degli altri settori, anche la Musica ha contribuito allo sviluppo di Biennale College, l’iniziativa dedicata a giovani artisti per la messa a punto di nuove creazioni a contatto di maestri, realizzando nell’arco di sette anni 19 brevi opere da camera. Per il 2020 il direttore Ivan Fedele ha pensato alla creazione di composizioni multimediali, che utilizzino elettronica e video, grazie all’attività inaugurata lo scorso anno dal CIMM – Centro di Informatica Multimediale Musicale della Biennale di Venezia. Fra gli iscritti al bando lanciato a febbraio sono stati selezionati 4 team di compositore e video artista al di sotto dei 35 anni che realizzeranno quattro brani originali multimediali di dieci minuti.

Matteo Gualandi e Silvio Petronzio, venticinquenni romani, lavoreranno a [nameless_remote_memory] per violoncello, live electronics e video; Luca Guidarini, venticinque anni da Rovigo, in tandem con Andrea Omodei, classe 1988 da Cremona, realizzerà Morphology of Digital Mouth per soprano, live electronics, video in tempo reale e sistema di feedback; Matteo Tomasetti, nato a Cattolica nel 1995, insieme a Filippo Gualazzi, nato a Urbino nel 1993, lavoreranno a una performance audiovisiva intitolata Perpetuo; Francesco Pellegrino, classe 1986 da Foggia, in coppia con Roberto Cassano, classe 1995 da Trani, ha in progetto il brano Habitat per sassofono tenore, live electronics e video in tempo reale.

I team potranno realizzare i loro progetti attraverso un percorso formativo e di produzione in tre sessioni, tra aprile e luglio, con workshop per ora in modalità virtuale attraverso un’apposita piattaforma. I workshop, coordinati dal Direttore del settore musica Ivan Fedele, sono tenuti da una equipe di specialisti che saranno presenti anche in fase di prova e spettacolo come tutor dei giovani artisti selezionati. Si tratta di Matteo Franceschini per la composizione, Simone Conforti e Maurilio Cacciatore per l’informatica musicale, Andrew Quinn per la parte di video design e Thierry Coduys per ingegneria del suono e sound design. La parte elettronica sarà prodotta nella sede veneziana del CIMM - Centro di Informatica Musicale e Multimediale della Biennale di Venezia, che metterà a disposizione hardware e software necessari. I brani realizzati debutteranno sul palcoscenico del 64. Festival Internazionale di Musica Contemporanea il 4 ottobre al Teatro Piccolo Arsenale (ore 17.00).

Biennale College CIMM

Lo scorso anno la Biennale di Venezia ha creato una nuova infrastruttura dedicata alla multimedialità e alle tecnologie digitali: il CIMM - Centro di Informatica Musicale e Multimediale. Il CIMM opera su due sedi: a Venezia con due studi alle Sale d’Armi dell’Arsenale dedicati ad attività di ricerca artistica e progetti stabili al servizio di mostre, festival e iniziative della Biennale stessa; a Mestre, nel Centro Civico e Teatro della Bissuola con uno studio di prova e uno studio di registrazione dedicati a musicisti e giovani del territorio, individuando nella dimensione creativa del djing e del producer, il genere elettronico più conosciuto e praticato dalle giovani generazioni.
A questo scopo sono stati lanciati, per il secondo anno consecutivo, un bando per dj e uno per producer di base, a cui si aggiunge per la prima volta quest’anno un bando per producer – performer.
I workshop sono coordinati da Guglielmo Bottin in accordo con la direzione del settore musica. Il gruppo di tutor specialisti comprende inoltre Bob Benozzo per i workshop producer e performer, e Cristiano Spiller per il workshop dj.
10 i giovani selezionati per partecipare alla sessione di workshop per dj in cui studieranno e sperimenteranno strumentazioni e tecniche di missaggio, selezione e preparazione del materiale musicale nell’arco di 8 incontri pomeridiani. Fra gli argomenti trattati: storia della club music; dal giradischi al beat-matching; struttura e funzioni del mixer e della strumentazione del dj; manipolazione del suono (equalizzatori, effetti, loop); preparazione di un dj set e la realizzazione di un mixtape.
I 20 selezionati al workshop di base per producer saranno suddivisi in 2 sessioni di 6 incontri ciascuna. Fra gli argomenti trattati: componenti e connessioni dello studio di produzione (computer, scheda audio, tastiera master, casse monitor); composizione e produzione della musica elettronica (arrangiamento e missaggio mediante software Logic Pro); programmazione, registrazione e modifica delle tracce MIDI; strumenti virtuali, sintetizzatori hardware e loro integrazione; registrazione e montaggio dell’audio; trattamento del suono. Il laboratorio si svilupperà in due settimane (21 settembre > 3 ottobre) articolate in masterclass su argomenti di produzione musicale e club culture tenute dai tutor del CIMM e da professionisti del settore.

Ringraziamenti

Si ringraziano il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo per l’importante contributo e la Regione del Veneto per il sostegno accordato ai programmi dei Settori Danza Musica e Teatro della Biennale di Venezia.