Carnevale.
Teatro.
Utopia possibile
C’è una scritta in cinese che campeggia accanto al logo del Carnevale del Teatro che La Biennale ed io abbiamo voluto dedicare, nel 2006, alla Cina.
Quella scritta significa crisi, ed è composta da due ideogrammi. Il primo vuol dire pericolo, il secondo opportunità. Insieme comunicano, almeno a me, che il periodo che stiamo vivendo può riservarci comunque nuove avventure e, se le sapremo cogliere, nuove opportunità. Vale per i rapporti con la Cina, ma anche per il teatro, per gli artisti, per la cultura. Vale per tutti coloro che in questo mondo in via di globalizzazione sono alle prese con nuove pericolose disattenzioni nei confronti della creatività artistica. Vivo questa avventura come prima parte di un progetto assai più vasto, di nuovo segno, che nel 2006 tenterà di far ridiventare Venezia città viva, non solo teatralmente. Una città che ha voglia di rivitalizzarsi, di ripopolarsi di studenti che possano realmente farne parte attiva, di artigiani e artisti (l’etimologia dei due termini è la stessa) che decidano di stabilirsi qui, per periodi più o meno lunghi, ma comunque per costruire assieme ai veneziani, una vera e propria “isola dell'intelletto”, definizione kantiana che mi ha suggerito, in un recente incontro, Massimo Cacciari.
D'altra parte non conosco altra città al mondo, al pari di Venezia, capace di far coesistere teatro e piazza. Anche per questo abbiamo deciso che nel 2006 il Festival Internazionale del Teatro, dedicato a Gozzi e Goldoni, si svolga dal 14 al 28 luglio, per poter utilizzare teatri e campielli. Venezia Città del Teatro. Devo stare attento a non farmi sfuggire ancora una volta, per questo sogno, il termine Utopia, che mi è fin troppo caro. Ma qui, a dire la verità, ci vorrebbe proprio. Utopia Possibile. Sarà grande merito della Biennale - se ci riuscirà – di averle dato principio, e della città di Venezia e dei veneziani, se sapranno essere protagonisti di nuovi confronti, nuove conoscenze, nuovi stimoli culturali che possano ricollegarsi alle parole che usa Marco Polo nel Milione pensando alla Cina: maraviglia et diversitade.
Maurizio Scaparro
Direttore Settore Teatro