Roberto Cicutto
La conferenza stampa di presentazione della 60. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, curata da Adriano Pedrosa, coincide con la fine del quadrienno della mia presidenza.
Il primo atto di questo quadriennio è stato la realizzazione della Mostra Le muse inquiete. La Biennale di Venezia di fronte alla Storia, a cura dei sei direttori artistici allora in carica (Alberto Barbera, Cinema; Marie Chouinard, Danza; Ivan Fedele, Musica; Antonio Latella, Teatro; Hashim Sarkis, Architettura) coordinati da Cecilia Alemani (direttrice artistica della Biennale Arte 2022), allestita con materiali dell’Archivio Storico nel Padiglione Centrale dei Giardini, rimasti vuoti della Mostra Internazionale di Architettura a causa del Covid.
Quel titolo si è rivelato a suo modo profetico visto che molti sono stati gli eventi storici, purtroppo tragici, accaduti negli ultimi quattro anni e che non ci saremmo mai più aspettati di vedere: la pandemia, l’aggressione russa all’Ucraina, l’attacco di Hamas a Israele il 7 ottobre 2023 e le tragiche conseguenze nella striscia di Gaza.
La natura internazionale della Biennale ne fa un osservatorio privilegiato sullo stato del mondo attraverso la trasformazione e l’evoluzione delle arti. Nessun curatore, quando sceglie i contenuti della propria mostra, cavalca direttamente i temi caldi del momento, ma intraprende un viaggio pieno di cambiamenti di rotta e il cui racconto sarà alla fine fortemente influenzato dalla percezione e interpretazione che ne daranno i visitatori, gli addetti ai lavori e la stampa.
Ma l’unicità della Biennale sta soprattutto nella presenza reale dei Padiglioni Nazionali (quelli storici ai Giardini, e più recentemente quelli che si sono aggiunti all’Arsenale e in alcuni spazi della città), che la rendono un luogo diverso da ogni altro per il confronto fra le arti e i mutamenti della società. Le Partecipazioni quest’anno raggiungono un livello molto alto, con 90 paesi a cui si aggiungono 30 Eventi Collaterali.
L’autonomia dei direttori artistici è la miglior garanzia perché la formula della Biennale di Venezia continui a funzionare e a produrre effetti talvolta sorprendenti, anche sul piano diplomatico e politico.
Sono questi i temi che il nuovo Centro Internazionale della Ricerca sulle Arti Contemporanee e l’Archivio Storico hanno iniziato a indagare con studiosi, studenti, formatori e ricercatori, in incontri e attività organizzati a Venezia lungo tutto l’anno.
È questa l’eredità che chi lo ha preceduto lascia ad Adriano Pedrosa, primo curatore della Biennale Arte proveniente dal Sud America, e alla sua Mostra Stranieri Ovunque, un tema universale e trasversale di grande attualità osservato dal Sud del mondo.
Ringrazio Adriano per aver accettato di realizzare dopo Cecilia Alemani la seconda edizione del College Arte dedicata ai giovani artisti under 30. I college sono diventati per tutte le arti della Biennale uno strumento unico e potente per offrire ad artisti all’inizio delle loro carriere un’occasione di ingresso nel mondo internazionale dell’arte.
Mi piace ricordare che abbiamo appena celebrato i cento anni dalla nascita di Luigi Nono, non solo con la nuova messa in scena di Prometeo. La tragedia dell’ascolto a quarant’anni dalla sua prima rappresentazione nella Chiesta di San Lorenzo, ma anche con una giornata di studi dedicata al grande compositore veneziano. Abbiamo inoltre realizzato a Forte Marghera e al Parco della Bissuola istallazioni e spettacoli teatrali aperte a tutti durante le festività natalizie.
Concludo ricordando che da domani prenderà avvio il 15. Carnevale Internazionale dei Ragazzi (1-11 febbraio), con la consueta attività di laboratori e incontri per scuole e famiglie. L’edizione di quest’anno sarà arricchita da un originale programma di spettacoli di danza su ghiaccio a Mestre, che anticipano la Biennale Danza 2024, diretta da Wayne McGregor.
Si tratta di alcune tra le attività dell’Archivio Storico delle Arti Contemporanee realizzate con l’obiettivo di avvicinare pubblici diversi alla nostra istituzione.