“Il mondo è a colori, ma la realtà è in bianco e nero.”
Wim Wenders
In principio tutto era bianco e nero; la contrapposizione tra bene e male, in quell’eterna azione di miglioramento auspicabile per qualunque essere umano. Gli opposti mescolati, le trame da comporre tra buio e luce.
Ed è il superamento di questo dissidio che porta l’individuo a procedere verso un progresso generale.
Medioevo o futuro, arcangelo Michele contro Satana, la dicotomia ci governa. Trascendere e dominare, sviluppare la spiritualità governando le tendenze materiali, è il solo sentiero percorribile.
NIGER et ALBUS, in latino a raccontare una lingua morta che ha smarrito il soffio vitale, descrive gli opposti, la forza dello strappo per ricucire una nuova specificità lontana dalle vetuste e anacronistiche gabbie binarie. Per fare un passo avanti sul tracciato dell’autorealizzazione, NIGER et ALBUS rappresenta la forza di accettare ciò che esiste fuori e dentro di noi, costruendo le palafitte di rispetto e orgoglio delle differenze che ci contraddistinguono per maturare una serenità e un distacco solare dai passi feroci di un pianeta che si esprime solo attraverso il mendicare lo sguardo compiaciuto dell’altro.
La propria identità non può essere accordata da terzi, inseguendo un transitorio canto delle sirene di maggioranza; non può trasformarsi in una maschera dietro la quale ci perdiamo rincorrendo status che soffocano la disperazione di non sapere chi siamo realmente; NIGER et ALBUS racconta – moralmente e artisticamente – il coraggio di alzare la testa e consumare i propri giorni a disposizione, di un’esistenza per tutti in scadenza, seguendo un personale stato di entusiasmante pienezza e progresso.
NIGER et ALBUS è il labirinto, un tracciato inestricabile che ci accompagna lungo il corso del tempo a disposizione. La capacità di snidare un sentiero seguendo il proprio istinto senza affidarsi al senso comune, per evitare di ritrovarsi, poi alla fine, allo stesso punto di partenza. Stanchi, sordi, sazi di cibo scadente, senza sapere perché e cosa cercassimo.
NIGER et ALBUS è lo sforzo dello strappo, la rivoluzione, la schiena dritta dinamitarda contro il deserto culturale accondiscendente. Bianco, nero, direzioni precise, senza esitazioni, senza ripensamenti.
NIGER et ALBUS, dedalo come purificazione, è la bussola espressiva per recuperare il sorgere di un globo infuocato, mai tiepido; un contrasto, una dualità che stravolge smantellando i falsi idoli.
Se non riusciamo a immaginare un mondo migliore e più armonioso, non avremo mai i mezzi necessari per ricostruirlo. NIGER et ALBUS diviene allora, in questa 52. edizione del Festival, la promessa di una nuova luce che si fa strada: ricca di performance e spettacoli magnetici, proseguirà ad appartenere a tutti noi interfacciandosi con le nostre essenze, la curiosità, le nostre aspirazioni, le contraddizioni, le nostre vulnerabilità per stupirci raccontando la metamorfosi di un mondo in perpetuo movimento.
Con energia inventiva, la poliedricità delle proposte più eterogenee, il Festival offrirà un’avventura senza uguali, rimanendo per gli spettatori uno spazio di desiderio, meraviglia, crocevia di dibattiti e confronti, irradiando risolutamente la vitalità della città di Venezia, e non solo.
L’edizione di NIGER et ALBUS non si configurerà come pensiero dicotomico ma illustrerà l’indecifrabile caos del coraggio, la mutevolezza difesa a oltranza, un rigoroso mazzo di tarocchi con il quale pronosticare un futuro possibile: il Bagatto Back to Back Theatre lascerà ai suoi compagni il primo giro di carte per poi chiudere l’edizione; sarà l’Imperatrice Gob Squad a lanciare l’apertura e stabilire i primi vaticini; seguirà il Matto Ciro Gallorano; il Cavallo Tim Crouch; il Mondo Muta Imago; l’eremita Miet Warlop; la Ruota Elia Pangaro; la Temperanza Luanda Casella; la Papessa Giorgina Pi/Stefano Fortin; il Sole Fabrizio Arcuri/Carolina Balucani; l’Appeso Milo Rau; la Morte Vaiva Grainytė/Lina Lapelytė/Rugilė Barzdžiukaitė; gli Amanti Eliana Rotella/Fabio Condemi; il Carro Markus Öhrn; il Diavolo Rosalinda Conti/Martina Badiluzzi; la Giustizia Amir Reza Koohestani; tutti tesi a intrecciare un ordito divinatorio, un mosaico per interpretare il nostro Domani.
Un Festival passe-partout per spalancare le porte dell’Immaginario e salpare per questo viaggio multidisciplinare di due settimane (dal 15 al 30 giugno 2024) nei teatri, nelle sale e negli spazi site-specific della Biennale, attraverso l’esperienza di un’audace portata etico-politica e di un’estetica mozzafiato, esplorando mondi sconosciuti, condividendo sogni utopici ed emozioni profonde.
Con le loro creazioni, la ricerca esplorativa e uno sguardo corrosivo al periodo attuale, una line-up di straordinari artisti poetico-visionari si mobiliterà per risvegliare le coscienze e delineare i contorni di un futuro più desiderabile, squarciare universi inesplorati squassando il nostro orizzonte di routinaria attesa, stupendoci con performance indimenticabili, offrendo un biglietto di A/R per un altrove trasversale.