fbpx Biennale Danza 2021 | Il corpo è un documento dell'oggi - 2005
La Biennale di Venezia

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Omaggio a Ismael Ivo

Il corpo è un documento dell'oggi

2005


Body Attack. Il corpo nel mezzo

 

Ci sono persone - tra gli artisti di oggi - ancora convinte che l’arte possa trasformare, sia pure in maniera sottile, la nostra percezione del mondo. Non ci sono più gruppi che, come i costruttivisti o i surrealisti, possano vagamente ricordarne il grande entusiasmo nell’inventare e promuovere una nuova visione dell’arte. Certo le nostre condizioni di vita sono radicalmente cambiate, ma è fuori di dubbio che la nostra percezione culturale debba farsi più ampia e che le frontiere si possano aprire inventando e accogliendo nuove prospettive. Il mondo si muove a passo veloce e il corpo sta nel mezzo cercando di ricomporsi, toccato com’è da nuove tecnologie mediche miracolose, dematerializzato com’è dai monitor dei computer, dalla mappatura genetica, dall’esibizione di modelli umani ibernati. Procediamo nell’era della metamorfosi, riconosciamo e sentiamo fisicamente l’inevitabile globalizzazione del vocabolario del corpo, delle espressioni, delle reazioni e della curiosità.

La danza è una delle risposte più peculiari e resta un mistero, un’avventura. Sempre alla ricerca di un equilibrio tra percezione interiore ed esperienza di adattamento agli altri o alle circostanze esterne, rappresenta per noi la porta da cui entrano nuovi stimoli che si traducono in una fonte di nuove idee e ispirazioni.

È tempo dunque di cercare una nuova forma di contatto e di comunicazione. Di staccarsi da una prospettiva esotica o di folklore e di inviare una cartolina di invito a quei danzatori e coreografi eccezionali che, partendo dalle loro radici e tradizioni culturali, stanno inventando e reinventando se stessi scoprendo nuove forme di movimento e inscenando nuove idee. Il punto cruciale dovrebbe stare nelle possibilità di comunicazione, scambio e trasferimento di informazioni. Il nostro compito è di continuare a sostenere l’arte della danza. In questo senso sono convinto che La Biennale di Venezia sia uno dei luoghi d’elezione per promuovere idee e sviluppare nuovi punti di vista. Ciò che mi preme maggiormente è promuovere scambi significativi e confronti tra persone diverse con i loro punti di vista e le loro prospettive culturali, aprire lo spazio a un simposio che si interroghi ancora sul corpo, realizzare un’esposizione fotografica che documenti il corpo e le sue performance.

 

Ismael Ivo
dal catalogo del 3. Festival Internazionale di Danza Contemporanea

Body Attack
La Biennale del corpo

Guardare e percepire il corpo all’inizio di questo secolo è un compito importante. La cultura del corpo essendo un mezzo per trasformare e sviluppare nuove forme di espressione. Un corpo globale dichiara e riafferma i nostri progressi e le nostre trasgressioni, come documento del nostro tempo. Il corpo sta in mezzo. Attaccato, bersagliato e interrogato nelle nazionalità, nei codici, nei comportamenti, nelle forme e nelle regole.
Oltre la visione di genere, colore e credo religioso, troviamo un corpo che cerca uno spazio libero, un luogo senza leggi né regole. Ma si noti che body attack non mira alla distruzione del corpo, piuttosto lo ritrae nelle sue differenze e al di là della norma.
Il simposio offre l’opportunità di creare una piattaforma aperta al confronto di limiti e confini e allo scambio di relazioni. Vedo il corpo come una cultura in movimento, in costante transizione e mutazione. L’incontro interattivo con artisti, intellettuali, sociologi e filosofi offre la possibilità per altre percezioni.
È un’occasione per presentare il corpo come un potente mezzo creativo, come uno strumento forte di molteplici espressioni e di capacità artistiche infinite.

 

Ismael Ivo
Introduzione al simposio tratta dal catalogo del 3. Festival Internazionale di Danza Contemporanea

Eréndira

Ismael Ivo (Brasile/Germania)
Teatro alle Tese
mercoledì 8, giovedì 9, venerdì 11 e sabato 12 giugno ore 20.00

Eréndira
(8o') prima assoluta
ideazione e coreografia Ismael Ivo
con Arianna Belloli, Sylvia Parmeggiani, Caroline Baudouin Nehr, Ivo Bauchiero, Pan Sun Kim, Pichet Klunchun, Stefano Mazzotta
composizione drammaturgica Helge-Björn Meyer
attrice Cleide Eunice Queiroz
scene Marcel Kaskeline
costumi Gabriele Frauendorf
luci e musica Peter Göhler
fisarmonica Damiano Visentin
musiche Apocalyptica, Andreas Bick Windscapes
produzione La Biennale di Venezia e Cena Cultural Produçoes
 

Modern dance, butoh, teatro danza tedesco fanno parte del retroterra artistico di lsmael Ivo e si fondono con le sue radici afrobrasiliane. Da São Paulo a Berlino - dove attualmente vive - passando per New York, lsmael Ivo, che ha ideato questo Festival, è un capofila dell'esplorazione dei nuovi territori interetnici della danza. Alla Biennale ha presentato un assolo folgorante intitolato a Mapplethorpe e a distanza di tre anni torna a Venezia con una nuova coreografia, ispirata al realismo magico di uno dei massimi autori latino-americani, Gabriel García Marquez. “Un territorio abbandonato da Dio ai confini del continente: persone di passaggio si incontrano fugacemente senza lasciare traccia. Tutti sono di passaggio, da soli sulla strada, viaggiatori solitari senza origine. Nomadi del presente. Giungono dall'Africa o dall'Europa orientale. Dall'Asia o dall'America del Sud. E si augurerebbero un’altra vita, migliore, felice, senza preoccupazioni. La loro condizione è quella del viaggiatore in transito: il passato lo hanno già dimenticato, mentre il loro futuro non è ancora iniziato. Ma che futuro hanno in realtà? Sono benvenuti? Che strategie di sopravvivenza devono adottare per poter vivere nel loro nuovo paese? A che cosa serve la loro origine, la loro cultura, la loro storia personale? Fino a che punto si dissolve la loro identità per favorire l'integrazione?”. È lo sfondo in cui si colloca la vicenda tragica narrata da Marquez in Eréndira, stigmatizzando il rapporto tra colpa collettiva e morale individuale, tra dipendenza economica e identità culturale.

“L’incredibile storia di Eréndira, schiavizzata e costretta a prostituirsi per strada dalla nonna, funge da spunto per una ricerca - condotta attraverso la danza - sui margini della società. È possibile imporre a una persona una logica a essa estranea, senza farle violenza o in qualche modo distruggerla? Per Marquez questa sorta di oppressione si conclude in una duplice tragedia: la nonna è uccisa dall’amante di Eréndira, la quale, però non accetta la libertà conquistata e fugge abbandonandolo devastato dal dolore"
(Helge-Björn Meyer).

Inizio da una sera d’estate del 1929. Tre giovani autori latino-americani si sono fermati a fumare sul Pont des Arts, sulla Senna. La rivoluzione surrealista si è resa maggiormente visibile al di là dei dettami dogmatici di André Breton, in un film, che è spagnolo dall'inizio alla fine a partire dal titolo: Un perro andaluz (Un cane andaluso) di Luis Buñuel e Salvador Dalì. I tre giovani immaginano che ancora una volta il romanzo latino-americano dovrà seguire una moda europea, in questo caso quella del Surrealismo. Perché? - si domandano i giovani scrittori. Non siamo degni di un surrealismo nativo dell'America latina? È possibile creare una narrativa che derivi da una storia che è di per se più fantastica di qualsiasi narrativa?
La Senna, magari, guarda gelosamente l'immagine dei tre latino-americani. Uno possiede un viso maya marcato, è alto, moro, con occhi sognanti e il profilo degli dei di Mayapàn. L’altro, anche lui alto, ha un'apparenza creola, parla con una “erre francese”, si pettina con brillantina e ha degli occhi sporgenti e un sorriso franco. Il terzo, meticcio di occhi chiari e portamento aristocratico, possiede un modo di parlare caraibico pigro e un'acuta percezione critica.
Il primo è del Guatemala e si chiama Miguel Angel Asturias. Il secondo, cubano, è Alejo Carpentier. Il terzo, venezuelano, è Arturo Uslar Pietri. Dai tre, con contributi diversi, nascerà il nuovo romanzo latino-americano in cui la realtà e la fantasia si danno la mano. Carpentier denominerà “realismo magico” o “il reale meraviglioso” il genere a cui apparterranno romanzi come El reino de este mundo, Los pasos perdidos, La guerra del tiempo, Concierto barroco e EI siglo de Ias Iuces. Uslar promuoverà la mitizzazione dell’ethos storico delle scoperte e delle guerre del continente americano. Asturias, infine, raccoglierà puntualmente l'eredità leggendaria della civiltà maya e prenderà in mani latino-americane il grande tema inaugurato da Valle lnclán: il dittatore come protagonista di una realtà che supera quella dell'invenzione romanzesca (El Señor Presidente)...
Da Carlos Fuentes (Messico, 1928) Società sempre più adatte a diventare romanzi, Buenos Aires, ottobre 2001

Anzitutto, come ho già fatto in altre occasioni, per esempio nel caso di Othello, il lavoro coreografico e le immagini non si sviluppano direttamente dalla storia, ma dal sottotesto o dalle azioni e dalle motivazioni dei personaggi, nel contesto di una attualizzazione della pièce, ponendola in relazione con l'oggi. Cerco cioè di fare un parallelo con i problemi sociali ed esistenziali. Eréndira è una delle tante giovani ragazze che entrano a far parte della lista delle persone scomparse in tante città del mondo. Eréndira è anche una delle tante giovani ragazze vendute dai loro stessi genitori, dalla loro stessa famiglia, per diventare schiave del lavoro o del sesso in tanti paesi del mondo. Ambiento i danzatori e la pièce nella città sudamericana di São Paulo per testimoniare e per confrontarmi con la violenza e con il fatto che delle ragazze di appena 12 anni siano forzate alla droga e alla prostituzione. Il circo viaggiante del personaggio della nonna disegnato da García Marquez è la processione delle Persona non Grata: o il terzo mondo svantaggiato pieno di debiti, con l'anima in vendita. Il realismo magico è respinto da condizioni di vita insopportabili o impossibili. È un mondo improvvisato. I personaggi cercano la Terra Promessa o l'El Dorado. È come se il nuovo mondo fosse ancora non finito e già in rovina. Ai danzatori e ai personaggi si chiede di identificare le loro percezioni e di esporre i propri pensieri sul tema in scena. È un arduo compito danzare un personaggio ed esercitare la libertà di avere un'opinione su di esso allo stesso tempo. È un teatro di danza-documento che intreccia realtà, fantasia e poesia. La realtà dipende, alla base, dal punto di vista di chi guarda. (Jorge Luis Borges)

 

Ismael Ivo
dal catalogo del 3. Festival Internazionale di Danza Contemporanea

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