Ismael Ivo (Brasile/Germania)
Teatro alle Tese
mercoledì 8, giovedì 9, venerdì 11 e sabato 12 giugno ore 20.00
Eréndira
(8o') prima assoluta
ideazione e coreografia Ismael Ivo
con Arianna Belloli, Sylvia Parmeggiani, Caroline Baudouin Nehr, Ivo Bauchiero, Pan Sun Kim, Pichet Klunchun, Stefano Mazzotta
composizione drammaturgica Helge-Björn Meyer
attrice Cleide Eunice Queiroz
scene Marcel Kaskeline
costumi Gabriele Frauendorf
luci e musica Peter Göhler
fisarmonica Damiano Visentin
musiche Apocalyptica, Andreas Bick Windscapes
produzione La Biennale di Venezia e Cena Cultural Produçoes
Modern dance, butoh, teatro danza tedesco fanno parte del retroterra artistico di lsmael Ivo e si fondono con le sue radici afrobrasiliane. Da São Paulo a Berlino - dove attualmente vive - passando per New York, lsmael Ivo, che ha ideato questo Festival, è un capofila dell'esplorazione dei nuovi territori interetnici della danza. Alla Biennale ha presentato un assolo folgorante intitolato a Mapplethorpe e a distanza di tre anni torna a Venezia con una nuova coreografia, ispirata al realismo magico di uno dei massimi autori latino-americani, Gabriel García Marquez. “Un territorio abbandonato da Dio ai confini del continente: persone di passaggio si incontrano fugacemente senza lasciare traccia. Tutti sono di passaggio, da soli sulla strada, viaggiatori solitari senza origine. Nomadi del presente. Giungono dall'Africa o dall'Europa orientale. Dall'Asia o dall'America del Sud. E si augurerebbero un’altra vita, migliore, felice, senza preoccupazioni. La loro condizione è quella del viaggiatore in transito: il passato lo hanno già dimenticato, mentre il loro futuro non è ancora iniziato. Ma che futuro hanno in realtà? Sono benvenuti? Che strategie di sopravvivenza devono adottare per poter vivere nel loro nuovo paese? A che cosa serve la loro origine, la loro cultura, la loro storia personale? Fino a che punto si dissolve la loro identità per favorire l'integrazione?”. È lo sfondo in cui si colloca la vicenda tragica narrata da Marquez in Eréndira, stigmatizzando il rapporto tra colpa collettiva e morale individuale, tra dipendenza economica e identità culturale.
“L’incredibile storia di Eréndira, schiavizzata e costretta a prostituirsi per strada dalla nonna, funge da spunto per una ricerca - condotta attraverso la danza - sui margini della società. È possibile imporre a una persona una logica a essa estranea, senza farle violenza o in qualche modo distruggerla? Per Marquez questa sorta di oppressione si conclude in una duplice tragedia: la nonna è uccisa dall’amante di Eréndira, la quale, però non accetta la libertà conquistata e fugge abbandonandolo devastato dal dolore"
(Helge-Björn Meyer).
Inizio da una sera d’estate del 1929. Tre giovani autori latino-americani si sono fermati a fumare sul Pont des Arts, sulla Senna. La rivoluzione surrealista si è resa maggiormente visibile al di là dei dettami dogmatici di André Breton, in un film, che è spagnolo dall'inizio alla fine a partire dal titolo: Un perro andaluz (Un cane andaluso) di Luis Buñuel e Salvador Dalì. I tre giovani immaginano che ancora una volta il romanzo latino-americano dovrà seguire una moda europea, in questo caso quella del Surrealismo. Perché? - si domandano i giovani scrittori. Non siamo degni di un surrealismo nativo dell'America latina? È possibile creare una narrativa che derivi da una storia che è di per se più fantastica di qualsiasi narrativa?
La Senna, magari, guarda gelosamente l'immagine dei tre latino-americani. Uno possiede un viso maya marcato, è alto, moro, con occhi sognanti e il profilo degli dei di Mayapàn. L’altro, anche lui alto, ha un'apparenza creola, parla con una “erre francese”, si pettina con brillantina e ha degli occhi sporgenti e un sorriso franco. Il terzo, meticcio di occhi chiari e portamento aristocratico, possiede un modo di parlare caraibico pigro e un'acuta percezione critica.
Il primo è del Guatemala e si chiama Miguel Angel Asturias. Il secondo, cubano, è Alejo Carpentier. Il terzo, venezuelano, è Arturo Uslar Pietri. Dai tre, con contributi diversi, nascerà il nuovo romanzo latino-americano in cui la realtà e la fantasia si danno la mano. Carpentier denominerà “realismo magico” o “il reale meraviglioso” il genere a cui apparterranno romanzi come El reino de este mundo, Los pasos perdidos, La guerra del tiempo, Concierto barroco e EI siglo de Ias Iuces. Uslar promuoverà la mitizzazione dell’ethos storico delle scoperte e delle guerre del continente americano. Asturias, infine, raccoglierà puntualmente l'eredità leggendaria della civiltà maya e prenderà in mani latino-americane il grande tema inaugurato da Valle lnclán: il dittatore come protagonista di una realtà che supera quella dell'invenzione romanzesca (El Señor Presidente)...
Da Carlos Fuentes (Messico, 1928) Società sempre più adatte a diventare romanzi, Buenos Aires, ottobre 2001
Anzitutto, come ho già fatto in altre occasioni, per esempio nel caso di Othello, il lavoro coreografico e le immagini non si sviluppano direttamente dalla storia, ma dal sottotesto o dalle azioni e dalle motivazioni dei personaggi, nel contesto di una attualizzazione della pièce, ponendola in relazione con l'oggi. Cerco cioè di fare un parallelo con i problemi sociali ed esistenziali. Eréndira è una delle tante giovani ragazze che entrano a far parte della lista delle persone scomparse in tante città del mondo. Eréndira è anche una delle tante giovani ragazze vendute dai loro stessi genitori, dalla loro stessa famiglia, per diventare schiave del lavoro o del sesso in tanti paesi del mondo. Ambiento i danzatori e la pièce nella città sudamericana di São Paulo per testimoniare e per confrontarmi con la violenza e con il fatto che delle ragazze di appena 12 anni siano forzate alla droga e alla prostituzione. Il circo viaggiante del personaggio della nonna disegnato da García Marquez è la processione delle Persona non Grata: o il terzo mondo svantaggiato pieno di debiti, con l'anima in vendita. Il realismo magico è respinto da condizioni di vita insopportabili o impossibili. È un mondo improvvisato. I personaggi cercano la Terra Promessa o l'El Dorado. È come se il nuovo mondo fosse ancora non finito e già in rovina. Ai danzatori e ai personaggi si chiede di identificare le loro percezioni e di esporre i propri pensieri sul tema in scena. È un arduo compito danzare un personaggio ed esercitare la libertà di avere un'opinione su di esso allo stesso tempo. È un teatro di danza-documento che intreccia realtà, fantasia e poesia. La realtà dipende, alla base, dal punto di vista di chi guarda. (Jorge Luis Borges)
Ismael Ivo
dal catalogo del 3. Festival Internazionale di Danza Contemporanea