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La Biennale di Venezia presenta Interno Indiano
Archivio Storico -

La Biennale di Venezia presenta Interno Indiano

Bikaner House, Nuova Delhi, India, 2 > 28 dicembre 2025. In collaborazione con Kiran Nadar Museum of Art (KNMA).

Quarta tappa di È IL VENTO CHE FA IL CIELO. La Biennale di Venezia sulle orme di Marco Polo. Un Progetto Speciale dell’Archivio Storico della Biennale di Venezia per le celebrazioni dei 700 anni dalla morte di Marco Polo (1324 – 2024), a cura di Luigia Lonardelli.

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Interno indiano

Da martedì 2 a domenica 28 dicembre 2025 presso la Bikaner House a Nuova Delhi (India), La Biennale di Venezia presenta la mostra Interno indiano, in collaborazione con Kiran Nadar Museum of Art (KNMA), Nuova Delhi. Si inaugura così la quarta tappa del Progetto Speciale dell’Archivio Storico della Biennale – Centro Internazionale della Ricerca sulle Arti Contemporanea, dal titolo È il vento che fa il cieloLa Biennale di Venezia sulle orme di Marco Polo, a cura di Luigia Lonardelli. Il progetto ripercorre il viaggio di Marco Polo in occasione delle celebrazioni dei 700 anni dalla sua scomparsa (1324 – 2024). Dopo la tappa inaugurale a Hangzhou (Cina), poi a Venezia (Italia) e a Istanbul (Turchia), il progetto arriva a Nuova Delhi (India).

“Con Interno indiano La Biennale di Venezia – dichiara Pietrangelo ButtafuocoPresidente della Biennale – approda a Nuova Delhi, ulteriore tappa di un progetto che prende forma e senso nella concretezza del suo farsi. L’India che è Bhārat nella sua smagliante presenza, si afferma come luogo di ricerca e innovazione, capace di coniugare artigianato, design e arti visive in un equilibrio nuovo, che celebra il concetto nobile di artefatto ben oltre le rigide distinzioni disciplinari. La Biennale di Venezia conferma così la propria vocazione a sostenere visioni sempre più ampie e orientate al futuro, con rinnovate modalità di relazione tra pratiche creative, istituzioni e territori”.

La mostra

Con Interno indiano La Biennale e il suo Archivio Storico valorizzano il dialogo tra arti, culture e linguaggi, tracciando un percorso che, sulle orme di Marco Polo, mette in relazione tradizione e contemporaneità, Oriente e Occidente. Il progetto riflette su aspetti a prima vista liminali dell’apparato di produzione artistica e testimonia l’attenzione della Biennale verso i fenomeni di estetizzazione del quotidiano che permeano l’intimità degli spazi che abitiamo, approfondendo una serie di attitudini che in modo inesorabile e silenzioso si avviano a ridisegnare i tratti salienti del sistema creativo.

La mostra racconta l’identità creativa dell’India contemporanea, un arcipelago di culture e linguaggi che ridefinisce i confini tra arte, design e artigianato. Un pensiero aperto dove funzione e ornamento, produzione e ricerca convivono in equilibrio. Interno indiano presenta alcune delle figure che negli ultimi decenni hanno riformulato il panorama creativo di questo paese. Gli artisti rispecchiano i cambiamenti sociali ed economici, reimmaginando materiali di scarto e attribuendo nuovi significati al concetto di valore. Il progetto accetta, senza ritrosie, di includere al suo interno dinamiche di display commerciale, senza la necessità di individuare un luogo dedicato per le singole creazioni. Le opere costruiscono ognuna uno spazio a sé - un interno indiano - dove è difficile distinguere le une dalle altre. La creatività si fa strumento di inclusione e sostenibilità, capace di dialogare con le sfide globali del presente. La mostra segna così un cambio di paradigma nel modo di intendere la progettualità, superando le barriere culturali e visive dell’Occidente. L’“interno” diventa uno spazio condiviso, fisico e mentale, dove la libertà espressiva incontra la trasformazione sociale.

Le pratiche di Gunjan Gupta (Mumbai), Studio Raw Material (Jaipur e Makrana), Karishma Swali e la Chanakya School of Art (Mumbai), Thukral & Tagra (Delhi), Asim Waqif (Hyderabad) mettono in discussione l’accettazione di un gusto che non risponde necessariamente all’esperanto della creatività globale. Questi pensatori - più che designer, artisti, artigiani - sono gli attori principali di un cambiamento che rivendica la possibilità di agire su più campi e di costruire immaginari totali e non solo immagini che servano come rappresentazione di un singolo fenomeno.

“L’Interno indiano - spiega la Curatrice - libera lo sguardo da ogni tipo di costrutto semantico, accettando come conclusa una fase di industrializzazione che ha portato allo scollamento fra arti applicate e gli altri ambiti della creatività.”

“Il KNMA è orgoglioso di collaborare con l’Archivio Storico della Biennale di Venezia per ospitare a Delhi la mostra Interno indiano, quarta tappa di È il vento che fa il cielo. La Biennale di Venezia sulle orme di Marco Polo – ha dichiarato Kiran Nadar, Presidente e Fondatrice del KNMA. L’India rappresenta l’ultimo ricordo dell’Oriente per Marco Polo: una terra che lo affascinò per i suoi mercati, i materiali e la straordinaria ricchezza naturale. Oggi Interno indiano esplora quegli spazi liminali della produzione artistica, celebrando il modo in cui i creativi contemporanei indiani stanno ridefinendo il sistema creativo attraverso estetiche quotidiane e design trasformativo. Le sinergie tra la missione del KNMA e l’impianto curatoriale di questa mostra – volte a valorizzare e contestualizzare la creatività dinamica e dirompente che emerge dal subcontinente – non potrebbero essere più profonde. Siamo lieti di contribuire a questo vivace dialogo sull’arte, il design e il nostro futuro culturale condiviso.”

Partecipanti

Gunjan Gupta
(Mumbai, 1974)

Gunjan Gupta ha conseguito un master presso la Central Saint Martins College di Londra nel 2006. Nello stesso anno ha fondato lo Studio Wrap, uno studio di design di interni, mobili e prodotti di lusso con sede a New Delhi, che si occupa di studiare come il wrapping possa conferire a qualsiasi oggetto o spazio una nuova identità e una serie di valori, prendendo il nome da un’antica arte indiana ormai in disuso. Wrap si impegna a utilizzare materiali e principi sostenibili, nonché artigianato di alta qualità. Lo studio collabora con comunità artigiane tradizionali indiane per sviluppare una gamma di mobili e accessori contemporanei. Gupta descrive il suo lavoro come una miscela giocosa di forme e rituali indiani, trasformati in oggetti contemporanei fatti a mano dal fascino universale, funzionali e scultorei al tempo stesso. I suoi iconici oggetti sono stati esposti nelle principali fiere di design; rimanendo sempre sul confine tra arte e design, ha ricevuto inviti per esporre le sue opere alla Triennale di Milano e in diverse Biennali.
Imponendosi con la sua forma e mole monumentale, l’opera esposta fa parte della famosa serie di troni-bicicletta che cattura l’immagine quotidiana dei venditori ambulanti di biciclette in India racchiudendola in un oggetto a metà fra una seduta e una scultura. Pur avendo un aspetto lussuoso e sfarzoso, la sedia è composta da uno degli oggetti più comuni nel Paese: il bartan, un recipiente di ottone per cucinare, realizzato a mano dalla comunità thatera.

 

Studio Raw Material
(Jaipur e Makrana, lavorano insieme dal 2016)

Studio Raw Material è uno studio di design con sede nelle pianure desertiche del Rajasthan che opera all’intersezione tra oggetti, spazi e ricerca culturale. Basandosi sui concetti di situazionalità e regionalità, il loro lavoro è profondamente legato ai materiali, all’artigianato e alle persone dell’ambiente in cui operano. La loro pratica parte da ciò che già esiste, trasformando i residui carichi della storia e dei luoghi di provenienza. Emergendo da questo paesaggio in cui le pratiche artigianali vernacolari sono sopravvissute al di fuori dei centri urbani e dei sistemi di design formali, lo studio osserva e documenta questi approcci.
Il pensiero e la creazione si fondono in un ritmo lento e di ricerca tramite il lavoro manuale. Attraverso questa lente, lo studio ridefinisce le nozioni convenzionali di valore e crea uno spazio per nuovi modi di vedere e lavorare. La loro ultima serie, Khokhar, è rappresentata dalla Friedman Benda Gallery. Nel 2021 lo studio è stato nominato Emerging Design Studio of the Year ai Dezeen Awards.La loro ricerca è un omaggio al luogo in cui lavorano, al suolo e agli strati geologici che costituiscono il fulcro della loro attività.
Le loro serie riflettono le dimensioni delle cave da cui attingono, formatesi secoli fa e che si estendono per chilometri nel paesaggio. È uno studio di una storia profonda e di una tradizione materiale che viene affrontato con una sensibilità poetica contemporanea che sposta il valore dal tutto ai suoi frammenti e alle sue aporie.

 

Karishma Swali e Chanakya School of Craft
(Mumbai, 1977; Mumbai dal 2016)

Karishma Swali è un’artista e artigiana impegnata nella conservazione del patrimonio culturale immateriale dell’India. Influenzata dalle filosofie di Rabindranath Tagore e Jiddu Krishnamurti, dirige la Chanakya International e nel 2015 ha fondato la Chanakya Foundation con l’obiettivo di promuovere la sostenibilità culturale e lo sviluppo delle abilità tecniche. Nel 2016 ha fondato la Chanakya School of Craft, un’organizzazione no profit che si impegna per l’emancipazione delle donne attraverso l’artigianato e la cultura.
Il programma didattico olistico della scuola insegna oltre 300 tecniche di ricamo a mano e ha formato più di 1.300 donne. La sua pratica interdisciplinare colloca l’artigianato in un contesto contemporaneo e la vede impegnata in importanti collaborazioni con artisti famosi come Judy Chicago, Mickalene Thomas, Faith Ringgold e Barthélémy Toguo. Nel 2025 En Route è stata presentata presso la Biblioteca Apostolica Vaticana. Il suo impegno è stato premiato con numerosi riconoscimenti internazionali, tra cui il Badass Art Woman Award (BAWA, 2024), l’Ordre national du Mérite francese e l’Officier dans l’Ordre des Arts et des Lettres (2024). Inner Universe si basa su un concetto di arte radicata nella comunità. L’opera invita il pubblico a interagire, stabilendo un legame tra l’uomo e la natura attraverso l’uso di fili grezzi. Le sculture, in bilico tra forme antropomorfe e contenitori astratti di conoscenza, esplorano lo spazio. Primitive nella forma, ma complesse nel concetto e nella tecnica, bilanciano lo spirito giocoso della sperimentazione con la loro materialità grezza ed essenziale.

 

Thukral and Tagra
(Delhi, lavorano insieme dal 2003)

Negli ultimi due decenni, Thukral and Tagra si sono occupati di questioni relative alla migrazione, al dislocamento e all’effimero attraverso la pittura, l’archiviazione, l’editoria e la creazione di giochi. Il duo di artisti, con sede a Delhi, è composto da Jiten Thukral (1976, Jalandhar, Punjab) e Sumir Tagra (1979, New Delhi). Insieme sviluppano nuovi formati di coinvolgimento del pubblico che ampliano i confini di ciò che l’arte può fare. Tra le loro iniziative, vi sono: una fondazione senza scopo di lucro che affronta questioni sociali attraverso l’istruzione e l’arte; Pollinator.io, un laboratorio di apprendimento collaborativo che promuove lo scambio interdisciplinare; andArchive, una piattaforma di pubblicazione e distribuzione che reinventa il potenziale della stampa e dell’archivio; Sustaina India, fondata con il think tank CEEW, che propone le arti come catalizzatore per l’azione climatica. Curano anche “Multiplay” al Serendipity Arts Festival, un programma immersivo di installazioni partecipative multisensoriali progettato per colmare il divario tra il pubblico e le mostre, rendendo l’arte accessibile a persone con background e approcci diversi, rompendo con i protocolli convenzionali dello spettatore dell’“arte alta”.
Un arboreto è un tipo di giardino botanico dedicato alla coltivazione di alberi, arbusti e altre piante legnose. Arboretum è una serie di pixel e pittura in cui una comunità di alberi prende il sopravvento sulle composizioni oniriche e immaginarie per cui gli artisti sono noti.
Il meticoloso realismo infuso in queste opere è accompagnato da glitch che ci spingono a vedere il reale come glitch e il glitch come reale.

 

Asim Waqif
(1978, Hyderabad)

Asim Waqif ha studiato architettura alla School of Planning and Architecture di Delhi. Dopo aver lavorato come Art Director nel cinema e nella televisione, si è dedicato alla produzione indipendente di video e documentari, per poi passare alla pratica artistica. I suoi progetti più recenti segnano un punto d’incontro tra architettura, arte e design, spesso con riferimenti all’ecologiaa urbana e alla politica di occupazione degli spazi pubblici. Le sue opere, radicate nella ricerca ecologica e antropologica, attingono ai sistemi tradizionali di gestione dell’acqua, dei rifiuti e dell’architettura. È noto per i suoi processi manuali meticolosi e per l’uso di materiali di recupero con cui costruisce ambienti immersivi che a volte sono progettati per deteriorarsi nel tempo. Tra i suoi progetti principali figurano: Bordel Monstre (Palais de Tokyo, Parigi, 2012), Salvage (Vancouver, 2017), Improvise (Kochi Muziris Biennale, 2022), Venu (Hayward Gallery, Londra, 2023), Assume the Risk (Mattress Factory, Pittsburgh, 2023) e Min Rukam (Islamic Arts Biennale, Jeddah, 2025). 
Nel suo lavoro, l’artista unisce due elementi costruttivi molto diversi tra loro: un pannello composito in alluminio, tagliato con precisione da una fresatrice CNC e poi piegato a mano, e un’impalcatura in bambù costruita con tecniche tradizionali di stagionatura non chimica.
Le impalcature in bambù, un tempo comuni nei cantieri edili, sono state messe al bando dalle normative CPWD e sostituite dall’acciaio industriale. In altre parole, una tecnologia rinnovabile e locale è stata messa da parte a favore di un materiale resistente prodotto in serie. Fondata su una curiosità ecologica e antropologica, la sua pratica trasforma quest’opera in una struggente metafora del lento deterioramento delle conoscenze tradizionali sotto il peso della modernizzazione.

Identità grafica

L’identità grafica e il design del Marchio di questo Progetto Speciale è firmata da Headline, Rovereto (Italia). Il design si articola attraverso elementi geometrici tridimensionali che formano il simbolo del Dao. Una scelta visiva non solo estetica, ma profondamente concettuale: le forme geometriche simboleggiano il percorso articolato e complesso del viaggio, richiamando l’idea del movimento in avanti, del progresso.

Le istituzioni

La Biennale di Venezia nasce nel 1895 ed è considerata tra le istituzioni culturali più note e prestigiose al mondo.All’avanguardia nella ricerca e nella diffusione delle nuove tendenze artistiche contemporanee, La Biennale organizza in tutti i suoi Settori – Arte (1895), Architettura (1980), Cinema (1932), Danza (1999), Teatro (1934), Musica (1930) - attività espositive, performative, di ricerca e formazione. La storia della Biennale di Venezia dal 1895 a oggi è documentata presso la Biblioteca al Padiglione Centrale ai Giardini e presso l’Archivio Storico nella sede di Marghera in attesa del trasferimento nella nuova sede all’Arsenale. L’Archivio Storico rappresenta anche un Centro Internazionale della Ricerca per le Arti Contemporanee dove i documenti diventano materia viva per nuove ricerche e sperimentazioni. Ciò avviene attraverso le azioni della Biennale stessa, dei Direttori Artistici dei diversi settori, degli studenti e dei ricercatori da tutto il mondo, e attraverso le collaborazioni con Università e Istituzioni culturali. 

Fondato su iniziativa dell’appassionata collezionista d’arte Kiran Nadar, nel gennaio 2010 il Kiran Nadar Museum of Art (KNMA) è il primo museo privato in India dedicato all’arte moderna e contemporanea del subcontinente. Il Museo è un’istituzione non commerciale e senza scopo di lucro sostenuta dalla Shiv Nadar Foundation, che promuove una relazione dinamica tra arte e cultura attraverso mostre, pubblicazioni e programmi pubblici. La sua collezione in continua espansione, composta da oltre 15.000 opere, include alcune dei più importanti lavori di arte moderna e contemporanea. Ampliando ora il proprio raggio d’azione per includere arte classica, popolare e tradizionale, la collezione abbraccia traiettorie storiche che vanno dal III secolo a.C. fino all’arte indiana del XX secolo, insieme alle pratiche sperimentali dei giovani artisti contemporanei. Il KNMA è destinato a trasformarsi in una destinazione culturale di riferimento, con spazi espositivi, un centro per le arti performative, strutture educative, archivi e una biblioteca all’interno di un futuro edificio indipendente di 100.000 metri quadrati, un capolavoro architettonico situato nei pressi dell’aeroporto internazionale Indira Gandhi di Nuova Delhi.

L’iniziativa è resa possibile anche grazie all’Istituto Italiano di Cultura di Nuova Delhi, organismo ufficiale dello Stato italiano, che promuove e diffonde la lingua e la cultura italiana in India attraverso l’organizzazione di eventi culturali per favorire la circolazione delle idee, delle arti e delle scienze. 

Le altre tappe del Progetto Speciale È il vento che fa il cielo

Nella prima tappa di Hangzhou - con la mostra Il sentiero perfetto, inaugurata il 9 novembre 2024 al CAA Art Museum e visitata dal Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella - il progetto ha messo in luce l’ultima generazione di artisti cinesi che stanno cercando il loro personale sentiero.

Nella seconda tappa a Venezia, la mostra Gulnur Mukazhanova. Memory of Hope, inaugurata lo scorso 10 dicembre, ha guardato a un’area geografica percorsa dal viaggio meno conosciuto di Niccolò e Matteo, il padre e lo zio di Marco Polo. Con le loro prime esplorazioni essi concepirono l’idea di potersi spingere più a est, attraversando le distese di steppe del Kazakhstan perseguire uno degli infiniti percorsi che portava a Oriente. Nella terza tappa di Istanbul, presso Artİstanbul FeshaneAmfibioSound Days dell’artista Cevdet Erek ha ospitato le ultime ricerche della scena musicale di Istanbul, anche attraverso la riscrittura del repertorio tradizionale.

Si ringrazia Brunello Cucinellisostenitore del progetto È il vento che fa il cielo. La Biennale di Venezia sulle orme di Marco Polo.