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Lo Spazio Cinema del 53. Festival Internazionale del Teatro
Teatro -

Lo Spazio Cinema del 53. Festival Internazionale del Teatro

Rassegna di film alla Sala d’Armi-E dell’Arsenale in replica per tre giorni, il 6, 7, 8 giugno.

Spazio Cinema

Il 53. Festival Internazionale del Teatro diretto da Willem Dafoe, in programma a Venezia dal 31 maggio al 15 giugno, offrirà al pubblico, accanto a spettacoli, incontri, performance, anche uno Spazio Cinema, con una rassegna di film alla Sala d’Armi E dell’Arsenale in replica per tre giorni - 6, 7, 8 giugno. “Per incoraggiare e favorire il dialogo tra teatro e cinema – scrive Willem Dafoe - ho invitato le artiste e gli artisti presenti al Festival a contribuire al programma indicando il titolo di un film o di un documentario che potesse raccontare un percorso creativo, svelarne dettagli, testimoniare uno spettacolo o un progetto di allestimento per capire meglio cosa è teatro oggi”.

Fra le proposte di Spazio Cinema ci saranno testimonianze documentarie e versioni filmate di alcune delle opere che hanno rivoluzionato la storia del teatro del secondo Novecento. Testimonianze e versioni filmate che hanno acquistato vita propria, in un rapporto intimo tra teatro e cinema che caratterizza quegli anni fervidi e sperimentali.

Foto: Przemyslaw Wasilkowski, Mario Biagini, Nhandan Chirco e Thomas Richards in Action, Workcenter di Jerzy Grotowski e Thomas Richards, 1995. Photo by Alain Volut. 1995 © Thomas Richards. All rights reserved.

The Performance Group /
The Wooster Group

Sarà una sorpresa scoprire che un giovane Brian De Palma, invitato dall’attore dei suoi primi film cult, William Finley, ha filmato lo spettacolo manifesto del “teatro ambientale” teorizzato da Richard Schechner e dal suo The Performance Group, Dionysus in ’69, ispirato alle Baccanti di Euripide con forti riferimenti all’attualità.
Siamo sulla Wooster Street tra il ‘68 e il ’69, in un garage convertito a spazio teatrale, un’arena in cui sono disseminati soppalchi, torri, pedane, condivisi da attori e pubblico, al termine di cinque mesi di allenamento e prove tra testo euripideo ed esercizi del teatro povero grotowskiano. Il risultato è uno spettacolo dirompente, con il pubblico coinvolto in un’esperienza polisensoriale e che tornerà più e più volte facendo di Dyonisus in ‘69 un mito. Brian De Palma, regista produttore e direttore della fotografia coadiuvato da Robert Fiore e Bruce Rubin, filma le ultime due rappresentazioni studiando una propria soluzione stilistica per “inquadrarlo”, la tecnica dello schermo diviso (split screen), con cui riesce al contempo ad esaltare la forza del lavoro di Schechner. “Un film di straordinaria grazia e potenza”, scriverà il New York Times.
Con William Finley nel ruolo di Dioniso, William Shepard in quello di Penteo, Joan MacIntosh e Ciel Smith di Agave, Richard Dia di Cadmo, Patrick McDermott di Tiresia, e il coro rappresentato da Jason Bosseau, Remi Barclay, Sam Blazer mentre tutti gli altri personaggi sono interpretati da Margaret Ryan.

Ed è sempre nello stesso garage-teatro che, sotto la guida della regista Elizabeth LeCompte, il Wooster Group raccoglie il testimone dal disciolto The Performance Group. Questa volta è Ken Kobland, regista sperimentale di grande spessore, che realizza i video per gli spettacoli multimediali del gruppo, a firmare Flaubert Dreams of Travel. Il corto è realizzato in concomitanza con la produzione teatrale Frank Dell’s The Temptation of St. Antony, una reinvenzione dell’epico “closet drama” di Flaubert sulle visioni e le estasi dell’eremita del quarto secolo Sant’Antonio. L’opera di Kobland, Flaubert Dreams of Travel, si concentra sulle immagini di morte e trascendenza suggerite dagli scritti di Flaubert, evocando stati allucinatori, in un flusso di immagini e suoni dove anche le pareti vibrano e lo spazio si dissolve. Artforum lo considererà “tra i film sperimentali più forti e commoventi degli ultimi due decenni del XX secolo”.
Con Willem Dafoe, Anna Köhler, Nancy Reilly, Peyton Smith, Irma St. Paule, Kate Valk, Ron Vawter, Jeff Webster.

Rhyme ‘em to Death è il secondo corto del Wooster Group con la regia di Leslie Thornton, una delle maggiori filmmaker sperimentali americane, coadiuvata da Elizabeth LeCompte. Il film ricostruisce il processo alla capra del Gobbo di Notre Dame di Victor Hugo, una nota a margine nel romanzo, che qui diventa centrale e vissuto dalla prospettiva dell’animale sacrificato, con trascrizioni reali di processi del XV secolo, quando gli animali venivano perseguitati come streghe. Il breve film in 16 mm, nello stile della Thornton, utilizza effetti video che alterano le immagini della pellicola in bianco e nero, come se si trattasse dei resti di una pellicola ritrovati e assemblati, un’imitazione del found footage, nel tentativo di ricostruire fedelmente un’arte perduta - il mondo uditivo della capra, le farneticazioni distorte dell’aula del tribunale e gli effetti sonori sfocati combinati con una partitura musicale che conducono la narrazione alla sua tragica conclusione.
Con gli attori del Wooster Group.

Jerzy Grotowski /
Eugenio Barba

Action mette al centro la pratica teatrale “eretica” di Jerzy Grotowski, la sua idea di teatro-laboratorio che nasce sull’esempio dei fisici raccolti attorno a Niels Bohr, un luogo di incontro di artisti provenienti da Paesi diversi, che sperimentano come degli scienziati i nuovi territori della loro professione, e che è all’origine della rivoluzione del rapporto spazio-attore-spettatore.
Action è un’opera performativa tanto più preziosa perché creata e diretta da Thomas Richards durante la fase finale del suo apprendistato con il maestro polacco. Realizzata come pratica quotidiana al Workcenter dal 1994 al 2007, Action consisteva in precise linee di azioni intrecciate con e intorno ad antichi canti vibratori della tradizione afro-caraibica e africana. In Action compaiono frammenti di testo, spesso sotto forma di incantesimi, in inglese. Questi testi, che provengono da un’antica tradizione giudaico-cristiana, sono stati tradotti per Action parola per parola dal copto. Pur essendo stata creata nell’ambito dell’“Arte come veicolo” - che si concentra sull’impatto che l’opera ha su coloro che la realizzano - nel corso degli anni Action è stata vista da migliaia di persone, sempre in piccoli gruppi. Nel 2003, Action è stata filmata all’interno della chiesa bizantina di Aya Irini a Istanbul come parte del progetto del Workcenter di Jerzy Grotowski e Thomas Richards Tracing Roads Across (2003-2006), sostenuto dal “Programma Cultura 2000” dell’Unione Europea.

 

Accanto a Grotowski, l’“allievo” Eugenio Barba, che del maestro aveva contribuito a diffondere il verbo nel mondo, e che a partire dalla lezione grotowskiana fonda il suo teatro, il Terzo Teatro, antropologico e interculturale, rivolto a quanti lavorano in condizioni di marginalità, lontano sia dal teatro ufficiale che dalle avanguardie.
In the Beginning Was the Idea vede alla macchina da presa Torgeir Wethal, tra i fondatori con Barba dell’Odin Teatret. A lui sono intestate tutte le produzioni filmografiche del gruppo. In the Beginning Was the Idea si basa su uno degli spettacoli più affascinanti della produzione dell’Odin, Oxyrinchus Evangeliet, il Vangelo di Ossirinco, che alla Biennale Teatro dell’85 – raccontano le cronache - viene preso d’assalto dagli spettatori ogni sera per sette sere. “Una summa della sua opera - secondo l’allora direttore Franco Quadri – una storia dell’umanità, una metafora di questa fine di secolo, un cerimoniale di esorcismo liturgico”. Con la sua passerella, luogo di apparizioni, un “fiume” come piacerà chiamarlo a Barba, sulle cui sponde sostano gli spettatori, mentre si intrecciano le storie di Antigone e Polinice e di Zusha Mal’ak, un sarto hassid in attesa del Messia. “E si imbatte in una società che ha già trovato il suo Messia. Qui si parla copto e greco antico, due lingue morte che nessuno capisce più. Ma perché il Messia non viene? Forse pensa che le generazioni future saranno migliori? Saranno peggiori”.
Con Roberta Carreri, Tage Larsen, Else Marie Laukvik, Francis Pardeilhan, Julia Varley, Torgeir Wethal.

75 Biennale Ronconi Venezia

In questo percorso offerto da Spazio Cinema che corre parallelo al festival una testimonianza irrinunciabile è il film documentario 75 Biennale Ronconi Venezia, che racconta la Biennale Teatro diretta da Luca Ronconi nel 1975, il famoso festival laboratorio che fa convergere a Venezia tutta quella generazione di artisti che si sono affermati in quegli anni sulla scena internazionale, gli stessi allora giovani maestri che segneranno i decenni successivi: Peter Brook, il Living Theatre, Jerzy Grotowski, Ariane Mnouchkine, Meredith Monk, Andrei Şerban, Giuliano Scabia, Dacia Maraini, Robert Wilson. Un festival che attira centinaia di giovani, alcuni destinati a lunghe carriere teatrali, come Roberto Bacci, Giorgio Barberio Corsetti, Sandro Lombardi, Federico Tiezzi, Alessandra Vanzi.

Scritto da Roberta Carlotto e Oliviero Ponte di Pino, con la regia di Jacopo Quadri, la fotografia di Greta De Lazzaris, il montaggio di Nicolò Tettamanti, le musiche di Valerio Vigliar.

Thomas Ostermeier /
Romeo Castellucci

Come il Festival rintraccia la legacy del nuovo teatro del secolo scorso in alcuni dei nomi acclarati della creatività post moderna e post drammatica, così, accanto a Grotowski, Barba, Schechner e il Wooster Group, seguendo i suggerimenti degli artisti invitati al Festival, ecco opere filmate e documentari di importanti lavori di Thomas Ostermeier e Romeo Castellucci.

»Ein Volksfeind« in der Welt è la trasposizione cinematografica di Nemico del popolo di Ibsen, che dal 2012 diventa uno dei più noti spettacoli di Thomas Ostermeier, presentato in innumerevoli città, tra cui Melbourne, Lione, Montréal, Québec, Atene, Venezia, San Paolo, Buenos Aires, New York, Parigi, Istanbul, Oslo, Londra, Mosca, Delhi, Kolkata e Chennai, Venezia, Napoli, Tbilisi, Minsk, Bogotá, Torún e Seoul.
Un testo che tocca temi scottanti nella versione profondamente rimaneggiata dal regista del testo originario: l’asfissiante pressione economica su una comunità chiamata a scelte cruciali per la sua sopravvivenza e che vede il coinvolgimento del pubblico; il tema della corruzione politica e della crisi economica; la denuncia dei mali del capitalismo citando passi interi dell’Insurrection qui vient, pamphlet anarchico circolato su internet; e con un finale cambiato, carico del cinismo tipico dei nostri giorni, su cui cala un ambiguo silenzio.

Bros di Romeo Castellucci è presentato nella versione filmata da Stéphane Pinot. Il lavoro di uno dei nostri maggiori  artisti mette al centro una dittatura invisibile dal sapore kafkiano, che rende estranee azioni semplici, dando così vita a situazioni insolite. I protagonisti dello spettacolo sono un gruppo di uomini anonimi reclutati per andare in scena senza prima avere imparato la parte. Hanno sottoscritto un patto in cui si impegnano a seguire comandi, a compiere azioni senza capire, né prepararsi. In divisa da poliziotto, ricevono ordini tramite un auricolare ed eseguono azioni senza tempo per pensare, per prendere posizione, per formulare una scelta. In questa temporalità strozzata, che riduce tutto a un presente assoluto, la comicità dei loro gesti frenetici e impreparati si mescola alla violenza della loro esperienza di alienazione. Spettacolo tanto perturbante quanto geniale, Bros è un esame profondo della responsabilità individuale e collettiva e del nostro rapporto con la legge.

 

Il programma

6/7/8 giugno - ore 11.30 > 20.00
Arsenale - Sala d’Armi E

 

ore 11.30 - Dionysus in ‘69 di Richard Schechner/Brian De Palma, Robert Fiore, Bruce Rubin, 1970, USA (85’)

ore 12.55 - Flaubert Dreams of Travel but the Illness of his Mother Prevents it di Elizabeth LeCompte (The Wooster Group)/Ken Kobland, 1986, USA (20’)

ore 13.15 - Rhyme ’Em to Death di Elizabeth LeCompte (The Wooster Group) / Leslie Thornton, 1993, Stati Uniti d’America (10’)

ore 13.25  - ACTION in Aya Irini di Jacques Vetter/Thomas Richards, 2004, FR (70’)

ore 14.35 - In the Beginning Was the Idea di Eugenio Barba/Torgeir Wethal, 1991, DK (70’)

ore 15.45 – ‘75 – Biennale Ronconi Venezia di Jacopo Quadri, 2022, IT (84’)

ore 17.10 - »Ein Volksfeind« in der Welt di Thomas Ostermeier/Andreas Nickl, Matthias Schellenberg, Schaubühne Berlin, 2017, DE (106’)

ore 18.55 - Bros di Romeo Castellucci/Stéphane Pinot, 2022, FR-IT (65’)