fbpx Biennale Architettura 2016 2016 | Intervento di Paolo Baratta
La Biennale di Venezia

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Intervento di

PAOLO BARATTA

Presidente della Biennale di Venezia

Che cosa vede la signora sulla scala?

La signora sulla scala che, salendo sui gradini più alti, può scrutare un più vasto orizzonte e, così facendo, conquista un suo “expanded eye”, annuncia la 15. Biennale Architettura curata da Alejandro Aravena.

È un’immagine che ci è subito piaciuta. Anche perché un po’ rappresenta La Biennale tutta, le nostre attitudini, le nostre finalità.

Questa immagine in parte si contrappone a quella che fu adottata nell’ultima Biennale Arte. Okwui Enwezor per la 56. Esposizione Internazionale d’Arte scelse come simbolo di riferimento il molto famoso Angelus Novus di Paul Klee, come interpretato da Walter Benjamin; l’angelo alato che guarda indietro, spaventato, e vede solo il passato e, nel passato, rovine e tragedie, ma anche illuminazioni che potranno essergli utili domani, nel futuro verso il quale lo spingono occulte forze provvidenziali, come un vento che soffia sulle sue ali.

Che cosa vede davvero la signora? Credo soprattutto un suolo desolato fatto di immense zone abitate dall’uomo delle quali l’uomo non può certo andare orgoglioso, realizzazioni molto deludenti che rappresentano un triste infinito numero di occasioni mancate per l’intelligenza e l’azione della civiltà umana. Molte realtà tragiche, altre banali che sembrano segnare la scomparsa dell’architettura. Ma vede anche segni di capacità creativa e risultati che inducono a speranza, e li vede nel presente, non nell’incerto futuro delle speranze e dell’ideologia.

È un segno di ottimismo?

Abbiamo lamentato più volte, aprendo le scorse Biennali, che il tempo presente sembrava caratterizzarsi per un crescente scollamento tra architettura e società civile. In diverso modo le passate Biennali se ne sono occupate. Con questa Biennale vogliamo indagare in modo più esplicito se e dove vi sono fenomeni che mostrino una tendenza contraria di rinnovamento; si va alla ricerca di messaggi incoraggianti.

Domanda e offerta di Architettura

E ci interessa non solo che siano mostrati i risultati ottenuti, da sottoporre a giudizio critico. Ci interessa anche la fenomenologia di quanto accaduto in questi esempi positivi. E cioè come è nata la domanda di architettura, come si sono evidenziati ed espressi i desideri e le necessità, quali procedimenti logici, istituzionali, giuridici, politici e amministrativi hanno indotto una domanda per l’architettura e, quindi, consentito all’architettura di trovare soluzioni oltre quelle banali o autolesioniste.

Perché qui vi è certamente una seria impasse; non tanto nell’architettura come disciplina, ma nell’organizzazione umana, nella capacità nostra di avvalerci di essa e di chiamarla in soccorso sapendo con essa dialogare.

Questioni complesse che abbracciano molti campi. Questioni forse facilmente risolvibili quando l’architettura si limita a esprimersi in isolati fenomeni spettacolari. Ma questioni più complesse quando si tratta del territorio e delle condizioni di vita e di lavoro di singoli o di comunità intere.

Sentiamo il bisogno di evidenziare come, nei casi di esito positivo, si sono evolute le catene delle decisioni che legano bisogno – consapevolezza – opportunità – scelte – realizzazioni, in modo da condurre a un risultato dove “l’architettura fa la differenza”, come dice Aravena.

La Biennale come macchina del desidero

Ci interessa l’architettura come strumento desiderato di self-government, come strumento di una civiltà umanistica, non in grazia di uno stile formale, ma come evidenza della capacità dell’uomo di essere padrone dei propri destini.

L’architettura in azione come strumento della vita sociale e politica, dove ci si chiede di coniugare a un più alto livello l’agire privato e le pubbliche conseguenze.

Ci interessa la consapevolezza che l’architettura, se è utile per condurre la realizzazione di beni pubblici, è essa stessa un bene pubblico, nella definizione tecnica del termine (un bene il cui godimento da parte di uno non riduce le possibilità di godimento da parte di altri); come tutti i beni pubblici può nascere o per diretto intervento pubblico o per più elevata sensibilità di chi compie interventi privati, condizione quest’ultima che non esige la benevolenza del privato, ma solo la conoscenza dei molti io che sono in ciascuno di noi, e la consapevolezza che lo spazio nel quale viviamo è questione più ampia dello spazio che occupiamo.

Presentare l’architettura in azione è anche una risposta alla permanente domanda che La Biennale si pone. Cos’è una mostra di architettura? E cosa deve essere una Biennale di Architettura? Nella Biennale Arte, di cui quella di Architettura è figlia, le opere sono qui, di fronte al visitatore; per la mostra di Architettura le opere sono altrove. Che cosa deve rappresentarsi qui? È di fatto una ricerca continua. Dobbiamo evitare di fare un doppione di una rivista, di imitare un congresso o un saggio critico, di creare un luogo solo per addetti, e quindi una mostra per soli architetti, dobbiamo evitare di essere condiscendenti con la possibile tentazione degli architetti di presentarsi come artisti.

Parlare al pubblico

Dobbiamo parlare al pubblico, a tutti i possibili agenti responsabili delle decisioni e delle azioni con le quali si realizza lo spazio del nostro vivere singolarmente e come comunità.

Se l’Architettura è la più politica delle arti, la Biennale di Architettura non può che riconoscerlo.

Questa edizione sarà accompagnata da una serie di incontri con architetti e protagonisti dei “fenomeni” presentati; vogliamo vedere il frutto del loro lavoro ma anche sentire dalla loro voce la narrazione del loro impegno.

A fianco della Mostra principale curata da Aravena ci saranno 65 Partecipazioni Nazionali e 20 Eventi Collaterali.

I Progetti Speciali

La Biennale dedicherà poi tre padiglioni a Progetti Speciali, di cui uno promosso dalla Biennale, gli altri due frutto di accordi stipulati con altre istituzioni.

In particolare, il Progetto Forte Marghera, dal titolo Reporting from Marghera and Other Waterfronts, curato dall’architetto Stefano Recalcati, analizzerà nella sede espositiva di Forte Marghera (Mestre Venezia) progetti significativi di rigenerazione urbana di porti industriali, contribuendo a stimolare una riflessione sulla riconversione produttiva di Porto Marghera.

L’accordo di collaborazione con il Victoria and Albert Museum di Londra troverà un suo primo passo nel padiglione alle Sale d’Armi dell’Arsenale dedicato alle arti applicate, con il titolo A World of Fragile Parts, a cura di Brendan Cormier.

Infine, in previsione della conferenza mondiale delle Nazioni Unite – Habitat III, che si terrà a Quito in Equador nel mese di ottobre 2016, e nel contesto del programma Urban Age, organizzato congiuntamente dalla London School of Economics (LSE) e dalla Alfred Herrhausen Society, allestiremo un padiglione dedicato ai temi dell’urbanizzazione – Report from Cities: Conflicts of an Urban Age - con particolare attenzione al rapporto tra spazi pubblici e spazi privati, curato da Ricky Burdett. L’annuale conferenza Urban Age si terrà quest’anno all’interno della 15. Mostra.

È già attivo il progetto Biennale Sessions: circa 100 facoltà di architettura da tutto il mondo vi hanno già aderito.

Si ringraziano innanzitutto il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, le Istituzioni del territorio che in vario modo sostengono la Biennale, la Città di Venezia, la Regione del Veneto.

Un ringraziamento va al nostro Partner Rolex. Si ringraziano gli Sponsor che ci sostengono e aiutano, e i Donor, importanti nella realizzazione della 15. Mostra.

In particolare i nostri ringraziamenti vanno ad Alejandro Aravena e a tutto il suo team.

Grazie infine a tutte le alte professionalità della Biennale applicate con grande dedizione alla realizzazione e alla gestione della Mostra nei sei mesi di durata.

Biennale Architettura 2016
Biennale Architettura 2016