Con la grazia sacerdotale che le è propria, in forza del suo essere totalmente artista, Caterina Barbieri intercetta lampi e compie gli attraversamenti inesplorati della conoscenza e delle emozioni.
Tutta sua, infatti, è la capacità teoretica di muoversi agevolmente e con spiazzante disinvoltura negli spazi e nei tempi della musica facendone esperienza vissuta. Il programma La Stella Dentro omaggia in esergo Clarice Lispector, ma subito evoca altri astri interiori.
La musica è l’unica tra le arti che può farsi vanto di viaggiare nel tempo con l’equipaggiamento leggero, immateriale – e imaginale – del suono.
Gli invitati al 69. Festival Internazionale di Musica Contemporanea sono difatti Meredith Monk e Laurie Spiegel, ma anche Johann Sebastian Bach, più vivo dei vivi.
Nel tema della musica cosmica ci sono gli echi dello spazio siderale, della ascesi contemporanea, del legame con la scienza, la natura, la filosofia e le sconfinate derive dello spirito. Barbieri racconta di aver concepito questo titolo, e a cascata la proposta complessa e luminosa del suo programma, osservando l’aurora nel cielo di Venezia, in quell’attimo che apre al chiarore del sole, in cui l’ultima stella canta annunciando il giorno.
Ed è proprio la vastità del cosmo, nella sua infinitezza, a farsi suono e vibrazione nella Biennale Musica che lei ha immaginato. È un incamminarsi nell’essenza, la musica. Ed è una semina nel campo dove zolla è lo spazio e aratro è il tempo. Un far frutto che connette l’Essere alla lontananza degli orizzonti celesti, come a ogni infinitesimale particella della materia. E di questa dimensione ha tenuto di conto nel progettare la sua prima Biennale Musica come Direttrice Artistica, pensando il momento dell’ascolto come esperienza totale, in cui la città di Venezia si muta in paesaggio sonoro, importante tanto quanto l’arte acustica che qui è accolta e ospitata.
Ecco allora la processione di barchini che avanzano lungo i canali per culminare in un concerto di Chuquimamani-Condori alle Gaggiandre, restituendo alla musica il suo valore rituale. Ecco le opere generative di FUJI|||||||||||TA, in cui il suono e l’acqua dialogano per il tramite delle canne d’organo, celebrando l’eterno rinnovarsi dell’anima stessa della Serenissima, con onde di duplice natura.
Ecco William Basinski con i suoi tape loops per più pianoforti a coda, percussioni, motori di vaporetto ed electronics. Ecco The Expanding Universe, opera pionieristica di Laurie Spiegel che indaga il legame tra suono e cosmogonia. Medesima autrice, Spiegel, di quel Kepler’s Harmony of the Worlds, che letteralmente galleggia nello spazio, incisa com’è nel Voyager Golden Record, il disco d’oro inviato a bordo della sonda Voyager nel 1977, in memoria del meglio che, come esseri, siamo riusciti a esprimere.
Caterina Barbieri ha subito chiarito che la sua Biennale Musica avrebbe infranto le barriere del tempo, dei luoghi, degli stili. Per creare spazi di ascolto profondo, di connessione spirituale, in cui è possibile raccogliere frequenze provenienti dal futuro, grazie alla astromanzia operata dal suono. In tale articolata e sorprendente visione la Biennale College Musica ha assunto una importanza ancora più rilevante, in vista dello sviluppo di strumenti compositivi e performativi autonomi da parte dei giovani musicisti, chiamati a confrontarsi con le potenzialità della musica generativa.
Il 69. Festival Internazionale di Musica Contemporanea, costruito con cura e dedizione dalla sua nuova Direttrice, si fa dunque portale di conoscenza, meditazione, estasi. Senso ultimo di un viaggio dentro le sonorità di tutto ciò che esiste.