fbpx Biennale Danza 2022 | Biennale College Coreografi - Liminal / The garden
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Biennale College Coreografi - Liminal / The garden

LIMINAL:Coreografia di Edit Domoszlai
In collaborazione con:Ben Kreukniet – Visual Artist JASSS – Composer, Musician Costume Designer – Dora Hegedus
Danzatori:Muriel Bermejo Tuñón, Giacomo De Luca, Lauryn Hayes, Esther López Navarro, Pauline Manfredi, Asja Marabotti, Anthony Milian, Fernando Pérez Hernández, Angelo Zizzi
THE GARDEN:Regia, coreografia, scenografia e video di Matteo Carvone
Suono:Giovanni Dinello
Luci:Marco Policastro e Molinaro Antonio
Danzatori:Javier Ara Sauco - Francesco Catalfamo - Ryan Drobner - Freeda Electra Handelsman - Bo Jacobs - Vittorio Macchini - Stella Perniceni
Repetitor:Rita Barao Soares
Con il supporto di:Cultural Department of the City of Munich
Biennale College Danza coordinatrice:Odette Hughes (Studio Wayne McGregor)
Produzione:La Biennale di Venezia
Nota:Dopo tutti gli spettacoli seguirà una conversazione con i coreografi

Descrizione

Quest’anno, due giovani coreografi selezionati tra 63 candidati internazionali hanno esplorato, messo in discussione e sviluppato in profondità la propria pratica coreografica sotto la guida di Wayne McGregor. Tramite un programma personalizzato, a ogni artista è stato concesso tempo e spazio per lo sviluppo coreografico e concettuale attraverso la realizzazione e la condivisione di un nuovo lavoro per e con i nostri danzatori della Biennale College. Non perdete le loro creazioni all’Arsenale! Al fine di contribuire alla progettazione della loro carriera, il programma ha anche fornito ai giovani coreografi un tutoraggio sul “business della coreografia”, dotando i nostri artisti delle competenze fondamentali per comporre e rendere esecutivo il loro portfolio professionale.

Liminal

La parola “liminale” deriva dal latino limen, che significa “soglia”.
Uno spazio liminale è un portale, un luogo di transizione.
È lo spazio sacro in cui le strutture vecchie e familiari possono crollare, e c’è un mondo davanti a noi che non possiamo ancora vedere.
Non è né qui né là, è spesso un periodo di disagio, il tempo intermedio della trasformazione.
Siamo sballottati tra il posto da cui siamo venuti e quello verso cui stiamo andando.
Queste soglie di non conoscenza del nostro “dopo” sono inevitabili e possono essere sconvolgenti.
Ma sono anche un luogo di potenziale.
Siamo tenuti a resistere qui.
Qui siamo sospesi.
Ma in questo tempo di attesa – diventiamo.

The garden

È la libertà confinata tra le mura del giardino, una giovinezza a cui ci si aggrappa con tutte le forze, fintamente bucolica come sul set di uno studio fotografico o dei maestri della pittura del Cinquecento.

The Garden è un mondo interiore, fatto di storie, emozioni, pensieri...


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