Il ritorno alla forma pura, scevra di riferimenti a testi, immagini o legami con altri linguaggi è per Lucia Ronchetti il caposaldo di Absolute Music, che porta la sua direzione.
Musica Assoluta è la fortunata definizione wagneriana che nel tempo ha assunto un significato opposto a quello inteso dal grande musicista nel 1846. E se per Richard Wagner il solo pensare di poter scindere significante e significato, forma e contenuto risulta una eresia, nella accezione assunta come premessa del 68. Festival Internazionale di Musica Contemporanea, la musica è assoluta in quanto suono slegato da ogni altro nesso, immagine, ricordo.
Chiunque – se Euterpe è distratta – può produrre un suono che trovi possibilità di rappresentazione, ma solo l’Assoluto dispiega la volontà di sondarne il mistero più estremo e profondo, un aulòs senza appigli comodi di traduzione da un linguaggio all’altro. E così – con Euterpe, la musa, sollecita – risalire la scala dei suoni ed esplorarla in purezza, con la sapienza dell’esperto, l’attenzione dell’intenditore e soprattutto la passione dell’ascoltatore.
La musica, ci dice Ronchetti – capovolgendo Wagner – è un’arte che si conchiude in sé, in rapporto diretto con lo spirito, che non abbisogna di nulla se non della verità di chi compone, esegue, fruisce.
Spogliata di similitudini, associazioni, contenuti, narrazioni, resta solo l’essenziale, cioè l’assoluto. Tra le arti è la sola in grado di fluttuare nell’etere, di infrangere le categorie di spazio e tempo.
Invisibile, come tutto ciò che è sacro.
Ieratica stella fissa dell’umanità.
Strumento meditativo di elevazione e purificazione.
Il quadriennio di Ronchetti si chiude con una programmazione di altissimo livello, che si distingue per la raffinatezza delle sezioni individuate – POLYPHONIES, ASSOLO, LISTENING/HEARING, SOUND STRUCTURES, ABSOLUTE JAZZ, COUNTERPOINTS, SOLO ELECTRONICS, PURE VOICES, MUSICA RESERVATA – il cui sofisticato legante è niente altro che la musica assoluta.
In questo incredibile viaggio al limite stesso della musica, l’improvvisazione Jazz trova assonanze nella Venezia del Cinquecento con la pratica del contrappunto alla mente; sempre a Venezia, nei luoghi del dolore, presso gli ospedali dei Derelitti, degli Incurabili, dei Mendicanti e della Pietà, scopriamo fiorire la musica pura strumentale; e ancora a Venezia, nella Basilica di San Marco, in una compresenza temporale, si mettono a confronto ben tre Stabat Mater.
L’importante sezione di approfondimento RICERCARE è resa possibile grazie all’Archivio Storico della Biennale di Venezia – ASAC, presso la cui Biblioteca i giovani musicologi della Biennale College Musica sono stati chiamati a moderare conversazioni con i protagonisti del Festival in incontri aperti al pubblico. E come l’esecuzione della musica necessita di un supporto di registrazione per testimoniare il qui e adesso di una performance, allo stesso modo questo prezioso catalogo restituisce l’essenza e l’impegno della Biennale tutta per la riuscita del 68. Festival Internazionale di Musica Contemporanea.