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La Biennale di Venezia

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Biennale Arte 2017, una palestra di scherma
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Biennale Arte 2017, una palestra di scherma

Le considerazioni conclusive del Presidente Paolo Baratta.

Una palestra di scherma

C’è stato un grande afflusso di visitatori saliti a oltre 615.000. Al di là delle soddisfazioni che portano con sé i record, cui non si deve né inchinarsi né assuefarsi, a me piace pensare che oltre ai meriti della nostra curatrice Christine Macel, che vanno tutti riconosciuti, questo sia anche il sintomo di alcuni fenomeni generali positivi.
Innanzitutto si rivela una crescente familiarità del pubblico con l'arte contemporanea.
E ci piace pensare che questa frequentazione sia frutto del desiderio di avere l'arte e gli artisti come compagni di viaggio.
In secondo luogo mi pare possa rivelare una crescente volontà di scoprire personalmente e direttamente la vitalità dell'arte rispetto ai bombardamenti quotidiani di suoni e immagini cui il mondo è sottoposto e con i quali si vogliono indurre vari comportamenti (compresi tra questi bombardamenti quelli che ogni tanto ci colpiscono sui valori di mercato raggiunti da alcune opere d'arte contemporanea).

È il fenomeno del maggior desiderio di conoscenza che ci interessa. Per questo motivo consideriamo importanti altri dati e cioè, per esempio, che per ben 9 settimane si siano avuti più visitatori che nelle giornate del vernissage; che il 31% del pubblico è costituito da giovani under 26 e infine che il numero degli studenti venuti con i loro insegnanti in visite organizzate sia così elevato (più di 35.000).
Ciò è il frutto di una vasta azione tra e con gli insegnanti, azione cui dedichiamo molte risorse, noi che, salvo qualche striscione da città in festa a Venezia, non sosteniamo campagne pubblicitarie.

E aggiungo che a questo indirizzo corrisponde, per simmetria, il fatto che La Biennale nulla fa per indurre o sollecitare la presenza di nuovi Paesi, per cui le Partecipazioni Nazionali, se sono cresciute complessivamente fino a 86, lo sono per proprie volontà e autonome richieste ufficiali di essere invitate.
Presenze di visitatori e presenze di paesi sono dunque frutto di una spontanea scelta diretta verso la Mostra e La Biennale; e qui val la pena sottolineare anche che il flusso di visitatori è composto per una percentuale altissima di visitatori programmati e dedicati  (l'opposto esatto dunque del turismo escursionistico).
La Biennale è luogo di libero dialogo e reciproco riconoscimento e come istituzione culturale mira a un obiettivo principale: la fiducia e la stima del mondo alla quale sola affida il compito di promuovere la sua attività.

Ogni Biennale è frutto di una ricerca. Essa deve seguire una propria via, in percorsi non semplici.
Innanzitutto non bisogna lasciarsi scoraggiare dal pericolo che ogni azione promozionale della conoscenza possa essere interpretata come promozionale anche verso il mercato.
Non bisogna scoraggiarsi cioè di fronte alla sfiducia e al sospetto che può aleggiare sull'arte contemporanea per la collusione possibile con la logica della finanza: crediamo nella possibilità di un viaggio dedicato alla conoscenza senza secondi fini.
Né per contro vogliamo ergerci a dottrinali sacerdoti pronti a insegnare agli artisti quel che devono fare o il ruolo sociale che devono assumere.

Manteniamo una visione laica fondata sul solo pilastro possibile, sull'autonoma responsabilità delle scelte. Le scelte che compiamo e che affidiamo ai direttori artistici, affiancandosi al diversificato panorama delle scelte altrui, e comunque diverse tra loro nell'alternarsi delle Biennali, favoriscono confronti diretti e l'avvicinamento critico del visitatore alle opere e agli artisti.

La ricerca è dunque libera manifestazione di motivate scelte. E ringrazio ancora una volta Christine Macel per la coerenza in questa direzione.

La Biennale mantiene la sua missione se sa percorrere il proprio sentiero, anzi il proprio crinale, armando se stessa e il visitatore del fioretto necessario per scansare tentazioni, banalità, conformismi, e per dischiudere le diverse verità che gli artisti ci vogliono trasmettere e infine per verificarne e apprezzarne l'opera.
In questo senso anche i Padiglioni dei paesi partecipanti svolgono un ruolo decisivo e unico, quello di arricchire il pluralismo delle voci.

Anche quest'anno un’intera equipe di persone altamente qualificate ha lavorato per mesi, (e ancora lavorerà per settimane) per diverse vie ciascuno con il proprio ruolo, e tutti con l'entusiasmo e la dedizione senza i quali non vi è Biennale. Ed è quindi a tutti costoro che va innanzitutto il nostro più vivo ringraziamento.

Alle istituzioni come il Mibact, il Comune e la Regione, e infine al nostro partner Swatch, a tutti gli sponsor e ai sostenitori va il nostro grazie sincero.

 

Paolo Baratta, Presidente della Biennale di Venezia