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L’ultima settimana di apertura della Biennale Arte 2019
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L’ultima settimana di apertura della Biennale Arte 2019

Incontri, dibattiti e performance anche domenica 24 novembre, ultimo giorno di apertura della 58. Esposizione Internazionale d’Arte.

La settimana di chiusura

Inserita nel contesto dei Meetings on Art, e dopo il grande successo ottenuto a maggio con le performance inaugurali, la settimana di chiusura della Biennale Arte 2019 darà vita a una serie di nuove performance con programma giornaliero che si svolgeranno tra il Teatro alle Tese e il Teatro Piccolo dell’Arsenale.

Il programma amplia il tema della 58. Esposizione Internazionale d’Arte, dal titolo May You Live In Interesting Times, e include artisti che stanno segnando ‘la performance’ di ultima generazione.
Tarek Atoui, partecipante alla 58. Esposizione Internazionale d’Arte, fonde musica e arte contemporanea per sviluppare nuovi approcci all’ascolto attraverso performance partecipative e collaborative: con i suoi ambienti complessi, l’artista mette in discussione le nozioni di performance, collaborazione e installazione. In una serie di conferenze performative e sessioni d’ascolto, Vivian Caccuri, Bo Zheng, Cooking Sections, Vivien Sansour, Invernomuto e Solange Knowles affrontano i temi della bio-politica e più ampie questioni ecologiche, dalla terra fino al mare e al corpo umano. Attraverso una nuova collaborazione, Paul Maheke, Nkisi e Ariel Efraim Ashbel mettono in evidenza geografie diasporiche, saperi ancestrali e domande sulla visibilità e invisibilità delle voci spesso marginalizzate nella storiografia dominata dal punto di vista occidentale. Preso nel suo insieme, il programma di performance apre nuove e complesse letture del passato e del presente, nonché di un potenziale futuro. (organizzazione artistica Aaron Cezar; con il supporto aggiuntivo di Arts Council England e Delfina Foundation).

«La Mostra May You Live In Interesting Times dà risalto all’arte che esiste tra categorie e generi convenzionalmente accettati – spiega Ralph Rugoff – e mette in discussione le ragioni che stanno dietro il nostro modo di pensare per categorie. Il programma di performance rappresenta questo tipo di approccio, testando le convenzioni estetiche, comportamentali e sociali in un’ampia gamma di eventi.» 

Domenica 24 novembre il Presidente della Biennale Paolo Baratta e il curatore Ralph Rugoff incontreranno i visitatori in una conversazione sulla Biennale Arte 2019.
Al termine del dibattito Paolo Baratta presenterà il volume Esposizione Internazionale d’Arte, La Biennale di Venezia, 1895-2019, che raccoglie informazioni dettagliate su tutte le edizioni dell’Esposizione Internazionale d’Arte dal 1895, anno della sua fondazione, ad oggi. Il volume, edito dalla Biennale di Venezia, è a cura dell’Archivio Storico della Biennale.

Programma

PERFORMANCE

Venerdì 22 e sabato 23 novembre
Arsenale, Teatro alle Tese 3
Performative lectures
Una serie in tre parti di conferenze performative e sessioni di ascolto che affrontano i temi della bio-politica e più ampie questioni ecologiche.

11.30 > 12.30
Parte I
Bo Zheng - Plant Sex Workshop (2019, 25’)
Vivian Caccuri - Mosquitoes Also Cry e The Fever Hand (2018/2019, 25’)

13.00 > 14.00
Parte II
Cooking Sections - CLIMAVORE: On Tidal Zones (2018, 25’)
Vivien Sansour - Autonomia (2019, 25’)

14.30 > 15.30
Parte III
Invernomuto - Black Med: Chapter IV (sessione d’ascolto, 2019, 50’)

Teatro Piccolo Arsenale
18.15
Paul Maheke, Nkisi e Ariel Efraim AshbelSènsa (2019, 30’)
Attraverso il suono, la luce e il movimento, Sènsa mette in evidenza geografie diasporiche, lo spostamento della conoscenza e le domande sulla visibilità e invisibilità del corpo nero nello spazio pubblico.

 

 

Domenica 24 novembre

MEETINGS ON ART

Arsenale, Teatro alle Tese
ore 12.00
Conversazione tra Paolo Baratta e Ralph Rugoff
a seguire
Presentazione del volume Esposizione Internazionale d’Arte, La Biennale di Venezia, 1895-2019
Paolo Baratta presenta l’Annuario Esposizione Internazionale d’Arte, La Biennale di Venezia, 1895-2019, edito dalla Biennale di Venezia, a cura dell’Archivio Storico della Biennale.

 

PERFORMANCE

Arsenale, Teatro alle Tese
ore 17.00
Solange Knowles
Solange Knowles è una cantautrice e artista visiva, già vincitrice del Grammy Award.
Solange presenterà una nuova performance musicale che esplora i temi della protezione, della trasformazione e del viaggio spirituale. Partendo dall’interesse dell’artista nell’uso del suono e del movimento come linguaggio architettonico, il pezzo includerà composizioni di musica contemporanea inedite e lavori di performance da lei stessa composti e diretti. Comprenderà anche parti coreografate dagli artisti Gerard & Kelly tratte da “Bridge-s”, opera co-diretta da Solange e creata nel 2019 per il Getty Museum.
(CAPIENZA MASSIMA: 120 POSTI ingresso libero con biglietto di Mostra fino a esaurimento posti)

Gli artisti

VIVIAN CACCURI (Brasile)
La ricerca artistica della brasiliana Vivian Caccuri si concentra sull’impatto fisico, sociopolitico e spirituale del suono, in primis dei suoni indesiderati o subalterni.

La performance
La lettura illustrata dal titolo Mosquitos Also Cry (2018) è ispirata alla zanzara e al suo rapporto con l’umanità. Le zanzare si ronzano l’un l’altra come una chiamata d’amore, ma il loro ronzio è insopportabile alle orecchie umane. L’artista propone quindi forme deliranti per recuperare il legame perduto con questi insetti. Una connessione del tutto inaspettata tra zanzare e piantagioni di zucchero rende il XVIII secolo un momento davvero unico per la psiche, la salute e la musica latinoamericane. The Fever Hand (2019) evidenzia momenti storici di follia, malattia e psichedelia durante le prime epidemie di febbre gialla in Brasile, creando così un legame semi-immaginario tra genere umano e zanzare, che è stato protetto e potenziato dallo zucchero, ed è tuttavia ancora in trasformazione con nuove zanzare OGM nell’ambiente.

 

BO ZHENG (Cina)
L’opera di Bo Zheng è incentrata sull’arte socialmente ed ecologicamente impegnata. La sua pratica indaga il passato e immagina il futuro dal punto di vista di comunità e piante emarginate. Sta imparando a coltivare saggezza ecologica per un Buon Antropocene.

La performance
“No, non parleremo di come le piante fanno sesso (per saperlo basta leggere Darwin). Sì, parleremo di come le piante fanno sesso con noi. Non venirmi a dire che è ridicolo. Ti dimostrerò perché è meglio fare sesso con le piante piuttosto che ucciderle e mangiarle!”. In questo seminario manuale (tutti i giochi di parole sono voluti) esamineremo: 1. Quali altre specie sul pianeta Terra stanno facendo sesso con le piante 2. Perché gli artisti giapponesi nel XIX secolo pensavano solo al sesso tra animali e umani 3. Come si può vedere dal vivo in che modo i saggi del nostro Evento di Antropo-Estinzione di Massa – Donna J. Haraway and Anna L. Tsing – predicano attraverso un semplice atto di piacere.

 

COOKING SECTIONS (Regno Unito)
Cooking Sections (Daniel Fernández Pascual e Alon Schwabe) è un duo di artisti spaziali che vivono e lavorano a Londra nato per esplorare i sistemi che organizzano il mondo attraverso il cibo, usando installazioni, performance, mappature e video. La loro pratica si basa sulla ricerca ed esplora i confini e le sovrapposizioni tra arti visive, architettura e geopolitica.

La performance
Cooking Sections presenta una nuova versione della performance-conferenza CLIMAVORE: On Tidal Zones (2018) che si concentra sull’inquinamento marino causato dagli allevamenti ittici e alla costruzione culturale del “salmone scozzese”, prendendo soprattutto in esame il caso dell’isola di Skye. Il progetto, commissionato da Atlas Arts, indaga gli effetti dannosi dell’allevamento del salmone ed esplora immaginari ecologici alternativi. L’installazione che ne deriva consiste in una “tavola di ostriche”, che ospita 1000 ostriche comuni nella zona intercotidale che filtrano migliaia di litri di acqua al giorno durante l’alta marea. Nei momenti di bassa marea in cui la struttura emerge dall’acqua, questa funge da tavola da pranzo per gli esseri umani: conferenze performative, laboratori pubblici e degustazioni permettono ai partecipanti di discutere di acquaculture alternative. Il progetto si sta trasformando in un’installazione permanente sull’isola dal titolo CLIMAVORE Station, la cui apertura è prevista per il 2020.

 

VIVIEN SANSOUR (Palestina)
Vivien Sansour è un’artista e ambientalista che utilizza immagini, schizzi, film, suolo, semi e piante per dare nuova vita a vecchie storie culturali in presentazioni contemporanee e farsi portavoce della protezione della biodiversità come atto culturale e politico. In qualità di fondatrice della Palestine Heirloom Seed Library e del progetto Traveling Kitchen, lavora con gli agricoltori per promuovere la conservazione delle sementi e la diversità delle colture.

La performance
Come narratrice di semi, Vivien Sansour ci accompagna in un viaggio globale alla ricerca del patrimonio bioculturale attraverso le storie di agricoltori e di elementi naturali in tutto il mondo che questi semi li custodiscono. Come un’impollinatrice, Vivien intreccia la sua storia e il suo lavoro come coloro che narrano racconti antichi dando loro un tocco contemporaneo. Dall’erba delle praterie americane, i Milpas dell’America Centrale e le colline della sua nativa Palestina, Autonomia (2019) è un arazzo di storie personali ma anche universali che accompagna il pubblico in un viaggio audiovisivo capace di accendere i sensi e immaginare gli odori, le trame e i sapori di un mondo dinamico e in continua evoluzione. La performance includerà grandi immagini, suoni, narrazioni dell’artista e interazioni con il pubblico.

 

INVERNOMUTO (Italia)
Simone Bertuzzi e Simone Trabucchi collaborano insieme con il nome di Invernomuto dal 2003. Sebbene il loro lavoro si concentri principalmente sull’immagine e sul suono in movimento, nella loro pratica mettono insieme anche scultura, performance, editoria. Invernomuto esplora ciò che resta delle sottoculture muovendosi attraverso diversi media. Rivela così culture orali e storiografie minori ed esamina forme vernacolari, attraverso un punto di vista che non ha paura di essere scosso da quanto guarda.

La performance
Il Mar Mediterraneo, un tempo inteso come entità fluida che favoriva la formazione di scambi e comunicazioni, è ora teatro di una crisi umanitaria e di un’accesa disputa geopolitica. Ispirandosi al lavoro della studiosa Alessandra Di Maio, che riadatta al Mediterraneo la teorizzazione di “Atlantico Nero” di Paul Gilroy, Black Med (2019) mira a intercettare le traiettorie definite dai suoni quando questi attraversano quest’area quanto mai versatile. Divise in diversi capitoli, le sessioni di ascolto di Black Med si basano su un DJ Set supportato dalla proiezione di una serie di diapositive che riportano testi teorici e retroscena che fanno riferimento ai brani musicali, raggruppati per temi elegiaci. Le sessioni esplorano diversi viaggi del movimento del suono, toccando vari argomenti quali gli usi alternativi della tecnologia, le migrazioni, le periferie e le interspecie. In occasione dei Meetings on Art alla Biennale Arte 2019, Invernomuto presenta in anteprima il quarto capitolo di Black Med, che approfondisce la loro ricerca sul suono attraverso il Mediterraneo verso le rotte orientali e l’area del Golfo. In questa sessione esploreranno diverse idee di futurismo e intraprenderanno traiettorie inaspettate tra Europa e Medio Oriente, cercando di decostruire i vecchi stereotipi dello sguardo orientalista.

 

PAUL MAHEKE (Francia/Regno Unito), NKISI (Belgio/Regno Unito) e ARIEL EFRAIM ASHBEL (Israele/Germania)
Il lavoro di Paul Maheke, che si concentra sulla danza ed è spesso caratterizzata da opere collaborative e diversificate che spaziano dalla performance e l’installazione al suono e al video, considera il potenziale del corpo come archivio per esaminare come si formano e costituiscono la memoria e l’identità. Nkisi è lo pseudonimo di Melika Ngombe Kolongo, le cui attività come produttore, musicista dal vivo, dj e curatore veicolano una continua ricerca del suono come strumento di comunicazione extra-linguistica. Ariel Efraim Ashbel collabora frequentemente con vari artisti, coreografi e compositori come performer, drammaturgo e designer di luci, oltre alla sua pratica performativa transdisciplinare in cui si intrecciano riferimenti storici, politici, teorici e di cultura pop. 

La performance
Sènsa⁠ (2019), combina suono, luce e movimento e attraversa geografie diasporiche e saperi ancestrali. Giocando con i leitmotif della presenza e del ritiro, la performance si concentra sui sensi. Al cuore di Sènsa vi è una messa fuori fuoco del campo visivo: il titolo è in realtà una parola bantu che significa “divenire visibile”, “apparire in lontananza” o “rivelarsi”. Traendo spunto dal libro del 1991 del dott. Kimbwandènde Kia Bunseki Fu-Kiau, African Cosmology of the Bantu-Kongo: Principles of Life and Living, Sènsa presenta la cosmologia del Bantu-Kongo come punto d’ingresso che radica la performance in un immaginario diasporico situato in uno spazio interstiziale. Sènsa mette in primo piano voci spesso marginalizzate nella storiografia dominata dal punto di vista occidentale. La performance oscilla tra visibilità e cancellazione con un sistema di illuminazione concepito da Ariel Efraim Ashbel, mentre la musica di Nkisi spazia da onde atmosferiche a spasmi musicali forzati per creare un ambiente sonoro disorientante generato e trattato dal vivo da ricettori del suono, installati sulle pareti e il pavimento del teatro. Ombre spettrali appaiono e scompaiono, riecheggiano mormorii di parole simili a incantesimi, mentre le vibrazioni dell’edificio stesso costruiscono in modo strategico una performance inebriante.
Costumi: Firpal Jawanda
Stylist: Curtly Thomas

 

SOLANGE KNOWLES (Usa)
L’artista visiva e musicista Solange Knowles, già vincitrice del GRAMMY Award, presenterà un’inedita performance musicale. Solange è stata protagonista di varie performance in tutto il mondo, tra cui Bridge-s al Getty Museum di Los Angeles (2019), al Guggenheim Museum di New York (2017), alla Chinati Foundation di Marfa, Texas (2017), e alla Elbphilharmonie di Amburgo, in Germania (2019). Le sue installazioni di videoarte sono state anche ospitate alla Tate Modern di Londra, dove nel 2018 ha presentato in anteprima una performance interdisciplinare in cui si fondevano video e danza, Metatronia, che comprendeva il cubo di Metatron, e allo Hammer Museum di Los Angeles, in cui è stata esposta una scultura concepita e creata da Solange. Nel 2019, Solange ha presentato in anteprima la versione director’s cut del suo film d’arte interdisciplinare When I Get Home in vari musei e istituzioni di arti contemporanee, tra cui il Los Angeles County Museum of Art (LACMA), il Brooklyn Museum di New York e il V&A di Londra. Gli spettacoli di Solange hanno anche fatto il tutto esaurito in teatri leggendari, quali il Radio City Music Hall, il Kennedy Center e la Sydney Opera House. Grazie al suo lavoro nel campo della musica e delle arti, è stata nominata “Artista dell’anno” dalla Harvard University nel 2018. Solange ha ricevuto anche il tributo della New School, che le ha riconosciuto il suo ruolo di apripista nella moda e nelle arti al 70° Annual Parsons Benefit. È anche stata insignita “Donna dell’anno” da Glamour e con l’Impact Award di Billboard.