Il filosofo e teologo francese Henri Corbin scrive, a proposito dei diversi modi di percepire il mondo: “Tra l’universo che può essere colto dalla pura percezione intellettuale [...] e l’universo percepibile mediante i sensi, esiste un mondo intermedio, quello delle Idee-Immagini, delle Figure-archetipi, dei corpi sottili, della ‘materia immateriale’. [...] Questo universo, il cui organo è l’immaginazione attiva, è il luogo delle visioni teofaniche, la scena in cui avvengono nella loro vera realtà gli eventi visionari e le storie simboliche: [...] mundus imaginalis”. In questo mondo di violenza e ostilità sento più che mai la necessità rendere onore e di dare spazio alla dimensione dell’imaginalis, ovvero non all’immaginario “utopico” ma al vero spazio dell’anima. Le sacre rappresentazioni costituiscono un livello della topografia di questi mondi intermedi. Lo spazio della chiesa, pieno di simboli e di immagini, è un modello del nostro stesso spazio sacro interiore che non siamo veramente in grado di comprendere, ma possiamo piuttosto percepire, come Gesù nel grembo della Vergine Maria.
La musica liturgica ritrovata nel manoscritto di Santa Maria della Fava, i testi delle sacre rappresentazioni e i frammenti del Vangelo di Maria provenienti dal “Papyrus Berolinensis” costituiscono nel loro insieme un’antica pista che possiamo seguire, e che ci aiuta nella nostra ricerca più di quanto immaginiamo. Queste rappresentazioni e questi testi non sono reperti storici separati da noi; sono parte di noi – se osiamo aprire il nostro mundus imaginalis e dare spazio alle nostre stesse visioni.
Helena Tulve