
We Are the Dinosaur: street performance di Bob Holman
Un percorso in più punti attraverso la città di Venezia tra le 9.30 e le 13 e tra le 17 e le 21.
We Are the Dinosaur
8 giugno, ore 9.30 - 13 / 17 - 21
Il 53. Festival Internazionale del Teatro diretto da Willem Dafoe, in programma a Venezia dal 31 maggio al 15 giugno, ospiterà una particolarissima performance del poeta americano Bob Holman, We Are the Dinosaur, il prossimo 8 giugno (foto: Jay Bolgar).
Theatre is Body, Body is Poetry. Come recita il titolo, il festival pone al centro il corpo dell’attore, “cuore pulsante del teatro” per Dafoe, attorno al quale si sono ridisegnate estetiche e modi di fare teatro a partire dal secolo scorso. Bob Holman ne è un interprete speciale, nel suo incarnare la poesia come arte fisica “per scoprirne il significato attraverso il gesto, la danza e la modulazione vocale”.
Erede della grande pagina delle Beat Generation (la sua formazione poetica avviene nel Lower East Side, dichiara, con Allen Ginsberg), maestro della scena spoken word, slam e digital poetry degli ultimi quarant’anni e di incursioni poetiche in contesti non convenzionali, Bob Holman porterà la poesia in quel palcoscenico naturale che è la città di Venezia - tra calli, campi e campielli - al pubblico di turisti e passanti che sempre la affollano. Porterà i versi di We are the Dinosaur, svelando il “potere del suono e della magia del senso annidato nel suono” della parola.
La poesia torna a collegarsi col corpo e dunque alla sua oralità con Bob Holman, è una poesia vissuta direttamente, svincolata dai meccanismi di comprensione, frutto di un “trasferimento di energia dal poeta alla poesia all’ascoltatore/lettore”. Scrive: “Quando non c’è scrittura, l’unico modo per trasmettere le cose è da persona a persona, da corpo a corpo. Si potrebbe dire: ‘Noi siamo il libro’. Questa idea, di una semplicità devastante, è alla base di questa poesia, anzi, di tutto il mio ‘corpo di lavoro’ di poeta. Come catturare il modo in cui la poesia era connessa all’esistenza, qualcosa che era insito nella coscienza orale, è ciò che cerco. È quello che mi ha mostrato mia madre, che non mi ha letto un libro. Il libro parlava. Con la sua voce”.
L’8 giugno, la street performance di Bob Holman We Are the Dinosaur attraverserà la città di Venezia sostando in più punti nell’arco della mattinata e del pomeriggio: tra le 9.30 e le 13.00 Bob Holman transiterà nella Calle del Forno Vecchio, dalle parti del Ponte di Rialto, in Campo S. Giacomo da l’Orio, Campo dei Frari, Campo Santa Margherita, Zattere agli Incurabili, Basilica di Santa Maria della Salute, Punta della Dogana, Teatro La Fenice, Campo S. Fantin per concludere la sua performance in Campo San Luca.
Nel pomeriggio la street performance si snoderà negli spazi all’aperto della città tra le 17.00 e le 21.00, transitando nei pressi di Ca’ Giustinian, poi verso Santa Maria Formosa, Calle Seconda de la Fava, Campo S. Lorenzo, Via Garibaldi, Piazza San Marco, per concludersi davanti al Teatro Goldoni.
Bob Holman - nota biografica
Attivista della poesia, Bob Holman ha portato la poesia ovunque - nei caffè, nei teatri, negli studi radiofonici e in quelli televisivi, nelle sale cinematografiche, su vinile e cd, oltre che nei libri e negli archivi - contribuendo a dissolvere i confini tra letteratura e cultura popolare nell’arco di 40 anni di attività.
Prima è il St. Mark’s Poetry Project, fondato nel 1966 e diretto da Holman dal ‘77 all’84, poi sarà il Nuyorican Poet’s Café, fondato nel 1973 da Miguel Algarín, dove Holman porta la poetry slam come condirettore dall’88 al ‘96. Da questa esperienza nasce l’antologia Aloud Voices from the Nuyorican Poets Café, pubblicata nel ‘94 e premiata con l’American Book Award. Nel 2002 Holman apre al pubblico il Bowery Poetry Club, da cui si origineranno una casa editrice (Bowery Poetry Books) e un’etichetta (Bowery Records). Ma fonderà anche la Mouth Almighty Records sotto l’egida della Mercury Records, insieme al poeta Sekou Sundiata e al critico musicale Bill Adler.
I suoi Poetry Spots, creati tra l’87 e il ‘93 per la WNYC TV di New York vincono due volte il New York Emmy Award e sarà poeta in residenza dal 2004 al 2005 per la stazione radiofonica della stessa WNYC; mentre la serie televisiva PBS The United States of Poetry, creata con il regista Mark Pellington, con oltre 60 tra poeti, rapper, slammer etc, sarà accompagnata da un libro e da una colonna sonora dei Tomandandy e vincerà l’International Public Television Award.
Del 2015 è Khonsay: Poems of Many Tongues, film poetico-documentario dedicato al suo nuovo impegno in difesa delle lingue in estinzione, una battaglia a favore dell’oralità che nasce dal suo studio dell’hip hop e delle tradizioni orali dell’Africa occidentale e che confluisce nella co-fondazione dell’Endangered Language Alliance. Sullo stesso tema è Language Matters with Bob Holman, vincitore del Berkeley Film Festival. Al Sundance del 2023 è stato proiettato un restauro digitale di SLAM, il film realizzato da Marc Levin e interpretato da Saul Williams e Sonja Sohn. Il film è nato al Nuyorican Poets Café 25 anni prima, quando Holman era MC, ruolo che ha ricreato dal vivo al Sundance.
Attivo anche in teatro, Bob Holman è regista e interprete di molti testi scritti da poeti contemporanei, ma anche di Majakovskij, Tristan Tzara, Antonin Artaud. È stato, inoltre, in tournée con la famosa band dei Pere Ubu. Le sue performance di poesia superano il migliaio, dal Madison Square Garden agli stadi, ai sotterranei delle chiese, ai Tej Bets etiopi.
Alla Biennale Teatro, Bob Holman sarà protagonista di un altro intervento: il 6 giugno al Teatro alle Tese con Talking Poetry/More Than Heart II, questa volta in collaborazione con il collettivo Industria Indipendente, per un’esplorazione sull’idea di corpo vocale e corpo ritmico.