Per oltre 120 milioni di persone sfollate in tutto il mondo, un rifugio non è solo una struttura fisica: è uno strumento di sopravvivenza, sicurezza e dignità. Molti costruiscono il proprio utilizzando i materiali disponibili, i metodi tradizionali e l’ingegno. L’accoglienza umanitaria esiste lungo un continuum, dal soccorso d’emergenza alla lenta ricostruzione delle case, che spesso si protrae per decenni. Wireframe of Life esamina questo continuum attraverso una struttura di cavi metallici, che funge sia da base per una protezione immediata che da tela per sviluppare una trasformazione.
L’installazione incarna la fragilità e l’adattabilità del rifugio e cerca di capire cosa possa renderlo “casa” in tempi di sconvolgimenti. È composta di due strutture identiche, una spoglia e ridotta all’essenziale per rivelare l’ossatura di un rifugio d’emergenza, l’altra rivestita con un patchwork di materiali raccolti da comunità di diversi continenti per rispecchiare gli adattamenti della vita reale.
Gli elementi visivi offrono scorci della realtà quotidiana all’interno dei rifugi, catturando i movimenti, le abitudini e la resilienza. I suoni stratificati permettono al pubblico di immergersi nelle trame della costruzione. Il ritmo delle martellate sui chiodi, l’estendersi dei teloni e il taglio del bambù sono tutti echi della tradizione di costruzione dei rifugi tramandata per generazioni.
Un rifugio non è mai statico: è un ambiente costruito, modificato, riparato e reimmaginato dalle persone che lo abitano. Wireframe of Life riflette la fragilità della condizione di sfollamento e l’ingegno necessario per sopravvivere, rivelando come un rifugio temporaneo possa diventare casa.
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Better Shelter