fbpx Biennale Cinema 2025 | Intervento di Pietrangelo Buttafuoco
La Biennale di Venezia

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Intervento di

Pietrangelo Buttafuoco

Presidente della Biennale di Venezia

L’82. edizione della Mostra

Il senso profondo che attraversa ogni settore della Biennale, e che si esprime con forza particolare nella Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, è quello di sostenere la qualità artistica in una prospettiva futura, nel pieno spirito dell’arte. Non a caso questa è una mostra, non un festival. In quest’ottica, la Mostra, grazie alla struttura della Biennale Cinema, negli ultimi anni ha scelto un’impostazione che la rende più aperta, più vissuta.
Un passaggio di nuvole leggere – così mi piace immaginarlo – che ci conduce verso la speranza, verso un cielo assoluto, di un blu intenso. Sempre di più il Lido è un appuntamento per le nuove generazioni. Accanto al pubblico storico – specialisti, appassionati veneziani, cinefili da ogni parte del mondo – ciò che ci colpisce e ci gratifica è la crescita costante di un pubblico giovane.
I numeri parlano chiaro: 2300 studenti universitari accreditati. È la testimonianza concreta di un popolo del cinema, sempre più numeroso e appassionato. Questo nuovo pubblico, sorprendentemente affezionato a una mostra così antica, sa incontrare i grandi classici italiani e internazionali con uno sguardo vivo, partecipato. E lo abbiamo visto anche nelle masterclass affollatissime, vere e proprie “lectio” dove artisti e autori si confrontano direttamente con i giovani.
Segnali di una vitalità culturale che non riguarda solo il cinema, ma che investe tutte le voci della Biennale: arte, architettura, teatro, musica, danza. E, naturalmente, l’Archivio Storico, che ogni giorno contribuisce alla costruzione di questa Istituzione. La presenza di un pubblico giovane è un fenomeno importante, prezioso, da incoraggiare con attenzione e responsabilità.
La Biennale intende accompagnare il passaggio delicato ma essenziale dei talenti che vogliono fare una professione, offrendo strumenti e occasioni per gli autori emergenti. Proprio in quest’ottica, accanto al sistema dei College della Biennale, attivi in ogni disciplina, è stato recentemente lanciato Biennale College Blend: un nuovo programma che coinvolge tutti i settori artistici e promuove la realizzazione di opere ibride, non legate a un solo linguaggio, ma capaci di attraversare i confini disciplinari. Inoltre, è stato sottoscritto con il Ministero dell’Istruzione e del Merito un protocollo d’intesa per promuovere la conoscenza delle arti contemporanee, e del cinema in particolare, nelle nuove generazioni.

Ed è con entusiasmo profondo – ben oltre la soddisfazione – che annunciamo l’apertura, l’anno prossimo, della nuova grande sede dell’Archivio Storico della Biennale, in un nuovo gruppo di edifici da poco restaurati paralleli alle Corderie dell’Arsenale: un luogo di ricerca, sperimentazione e produzione, pensato soprattutto per i giovani, che qui verranno a “bottega”, come una volta si andava a imparare un mestiere. Perché credere in questi progetti significa investire nel futuro. È come piantare un albero e veder crescere una foresta di artisti. Ma questa fede, questa fiducia, richiede coraggio. È una fede temeraria.
Anche la Mostra del Cinema, sotto la guida attenta del direttore Alberto Barbera, ci dimostra ogni anno che i sogni possono trasformarsi in realtà. Con le sue sorprese continua a confermare che l’arte può farsi conoscenza, che l’audacia può essere premiata, e che in questa “bottega” si forgia una poetica consapevole del mondo, anche di quello più dolorosamente attuale. Questa fede – trasfusa nell’arte – è ciò che disseta chi ha sete, offre un tetto a chi ha perso la casa, restituisce verità a chi ha conosciuto solo la menzogna.
Dove non arrivano i notiziari, arriva infatti il cinema. Dove regna la rassegnazione, l’arte restituisce coscienza. E lo fa per tutti noi, spesso troppo simili a struzzi con la testa nascosta nella sabbia dell’indifferenza. Durante i giorni intensi della Biennale in Arsenale, lavorando a un Progetto Speciale, mentre, concentrato sul mio, osservavo anche il lavoro degli altri, mi è capitato di ascoltare le prove sullo spartito e il testo di una canzone di Franco Battiato che tutti conosciamo: Povera Patria, del 1991. E mi ha profondamente colpito. Perché quel verso “Ma non vi danno un po’ di dispiacere quei corpi in terra senza più calore?” oggi suona ancora più tragico, alla luce delle immagini che vediamo quotidianamente sugli schermi dei nostri smartphone.
È diventata abitudine. E l’abitudine, si sa, è nemica della coscienza. Ecco allora che il lavoro della Biennale, e in particolare quello portato avanti da Alberto Barbera, continua ad alimentare quella fornace di coscienza che ci rende cittadini attivi, partecipi di una comunità pensante, il cui cielo grande – citando il manifesto disegnato per Venezia 82 da Manuele Fior – è la libertà.

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