“Un poliziesco che fa epoca. Lasciano il segno e creano un modello la descrizione semidocumentaristica di una metropoli degradata, la rappresentazione di poliziotti sbruffoni, razzisti e che se ne infischiano delle regole, il realismo delle scene d’azione (celeberrimo l’inseguimento fra auto e treno sulla sopraelevata). E rimane ancora oggi un film di genere perfetto, con una suspence straordinaria e uno stile capace sia di indagare con durezza il confine sottilissimo tra Bene e Male, sia di aprirsi a passaggi quasi metafisici, come il finale interrotto e sospeso, inventato in sede di montaggio”. (Paolo Mereghetti)
“[Friedkin] immagina – e il risultato è certamente coerente – un film fatto soprattutto di gesti quotidiani, di documentazione, di appostamenti, di riprese dal vero, e articola personalmente il crescendo della vicenda così da ottenere quel passaggio dal realismo all’astratto (quando non al fantastico) che lo distingue da ogni altro regista”. (Roy Menarini)