Prima di realizzare questo film, eravamo attratti dall’elemento di protesta nella musica folk e dal modo in cui le canzoni vivono e viaggiano attraverso l’umanità – un legame intergenerazionale. Ma associavamo principalmente il sound della musica folk al lato sdolcinato dei cantautori, completato da briose versioni di She’ll Be Coming ‘Round the Mountain; ci sbagliavamo. Questo documentario è realizzato con filmati girati nei primi anni Sessanta e non potrebbe essere più pertinente a questo momento politico del XXI secolo. Durante la lavorazione abbiamo osservato gli Stati Uniti cercare di riportare il mondo ai sentimenti razzisti e nazionalisti dei primi anni Sessanta, protagonisti di questo film. D’altro canto, siamo rimasti profondamente colpiti dall’accoglienza che il festival ha riservato alle diverse culture, dallo scambio di canzoni e tecniche tra le generazioni, dalla lotta degli anni Sessanta per la libertà razziale ed elettorale. Al Newport Folk Festival, persone che normalmente non si sarebbero incontrate hanno avuto la possibilità di stringere legami. Il festival si svolgeva nel solco della tradizione popolare viva, con gli anziani che condividevano canti e tecniche, i giovani che innovavano e si spingevano oltre i limiti. Canti di libertà risuonavano accanto a canti di lavoro, un suonatore di flauto di Pan fatto in casa riusciva a incantare a fianco dei più grandi cantautori della nuova generazione. L’attualità – e l’atemporalità – sono sorprendenti. I filmati di questi quattro anni, dal 1963 al 1966, documentano la rapidità dei cambiamenti. Stiamo vivendo un cambiamento radicale ora e speriamo che questo film ispiri più musica, più comprensione, più coraggio. È stato un onore curare la selezione di questi artisti, e un compito molto difficile. Bob Dylan passa all’elettrico, Phil Ochs balza nel presente, Mississippi John Hurt ferma il tempo. Pete Seeger e Peter, Paul & Mary si evolvono davanti ai nostri occhi. Il film è ricco di sorprese e suoni insoliti. Un’esperienza musicale emozionante, Newport & The Great Folk Dream è un inno all’attivismo, abbraccia il grande schermo e, come la musica, non si tira indietro di fronte a un messaggio potente: la democrazia prospera nella diversità.