Le bolle di filtraggio e le camere d’eco online e offline frammentano la società a un ritmo allarmante, un dato di particolare rilievo per le biennali e i festival di architettura e design. Sebbene le visite complessive a Venezia siano aumentate, infatti, lo stesso non si è verificato per le mostre della Biennale. Nonostante vengano costantemente affrontate tematiche di urgenza globale che riguardano chiunque (cambiamento climatico, disuguaglianze e altre ingiustizie), ci troviamo di fronte a una dolorosa quanto reale indifferenza del pubblico, che vi dedica un’attenzione sempre minore. Dobbiamo riconoscere la crescente disconnessione tra chi visita la città e il panorama internazionale che si occupa professionalmente di architettura e design. Dobbiamo andare oltre l’ospitare eventi, mostre, manifesti, editoriali o ambasciatori di eccellenza, che perpetrano i “nostri” valori, per creare interventi e interazioni più immediati e attualmente ignorati; ambiti in cui competenze, desideri e ambizioni si sovrappongono in modo genuino. Bursting Bubbles si discosta da questa premessa muovendosi in due direzioni pragmatiche: come può l’architettura reintrodursi nella pancia delle masse in modo produttivo? E come possiamo rendere più accessibile ciò che viene presentato? Bursting Bubbles presenta le rielaborazioni dei souvenir più economici e popolari di Venezia da parte di architetti e designer, ma anche l’app The Ultimate Biennale Companion, che utilizza modelli linguistici di grandi dimensioni per rendere i contenuti delle mostre della Biennale più facili da visitare e da comprendere per il pubblico.