| Anno / durata: | 2020, 70' (prima assoluta) |
|---|---|
| Regia: | Paolo Costantini |
| Con: | Evelina Rosselli, Rebecca Sisti |
| Drammaturgia: | Linda Dalisi |
| Elementi scenici: | Giuseppe Stellato |
| Supervisione al disegno sonoro: | Franco Visioli |
| Disegno sonoro: | Riccardo Marsili |
| Luci: | Fabio Bozzetta |
| Costumi: | Graziella Pepe |
| Interaction design: | Andrea Spontoni |
| Tutor del progetto: | Antonio Latella |
| Produzione: | La Biennale di Venezia |
| Residenza artistica: | Carrozzerie N.O.T di Roma |
| Con il sostegno di: | Associazione Ex Lavanderia di Roma |
| Tratto da: | OGGI AVREI PREFERITO NON INCONTRARMI di Herta Müller © Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano S.r.l. Prima edizione ne “I Narratori” giugno 2011 |
Paolo Costantini - Uno sguardo estraneo ovvero come la felicità è diventata una pretesa assurda
Descrizione
Uno sguardo estraneo ovvero come la felicità è diventata una pretesa assurda ha avuto fin dall’inizio l’obiettivo di indagare, attraverso la performatività del linguaggio, il rapporto dell’uomo con la felicità: come questa sia legata alla concezione del tempo, alla memoria e alla relazione con gli oggetti con i quali si condivide la propria quotidianità. La percezione del tempo da parte dell’individuo determina uno slittamento del concetto di felicità, una spersonalizzazione e una conseguente frammentazione del sé.
Dei temi detti non è semplice parlare: sono questioni a proposito delle quali mi interrogo da anni. La linea guida di questo lavoro è il testo della Müller Oggi avrei preferito non incontrarmi. La scrittura di Herta Müller si compone di una sovrabbondanza di immagini, la lingua viene usata come un collage o un affresco.
La sensazione generale che il romanzo ci ha provocato è stata quella di un limbo. Una zona di limbo di dolore, non un inferno violento ma una violenza latente che a tratti emerge in tutta la sua prepotenza, come nella vita. La sensazione è proprio opposta rispetto al tema della felicità che abbiamo deciso di affrontare.