La scultura di Carol Bove stravolge completamente le linee nette e pulite del Modernismo; la sua sintassi formale è infatti un linguaggio esperto fatto di curve, ammaccature, torsioni, increspature, grinze e altre pieghe che animano la superficie scultorea. L’artista ha definito tali opere ‘sculture-collage’, un tipo di attività che esplora una tensione produttiva tra l’elemento realizzato a livello industriale e quello trovato per caso, tra l’obsoleto e ciò che è appena stato creato. La frizione fisica tra i materiali utilizzati è accesa da un’audace e vivace gamma di rossi, gialli, rosa e verdi, posta in un contrasto dinamico con l’acciaio grezzo e non trattato. Il finish lucido delle vernici si unisce alla materialità dura e sbiadita degli objets trouvés, ed è così che il colore della superficie crea l’illusione che i tubi d’acciaio siano fatti di una sostanza morbida e malleabile. Le abili curve, pieghe e torsioni di Bove esigono un approccio cinestetico da parte dello spettatore: costringono corpo, occhi e mente a spostarsi e muoversi, a circumnavigare l’opera. Se tali oggetti raccontassero delle storie, queste parlerebbero di movimento e pressione, forza e morbidezza.