fbpx Biennale Danza 2023 | Oona Doherty - Navy Blue
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Danza

Oona Doherty - Navy Blue

Anno/Durata:2022, 60’ (prima italiana)
Coreografia e direzione artistica:Oona Doherty
Gestione e produzione:Gabrielle Veyssiere
Produzione e amministrazione:Jenny Suarez
Coreografia:Oona Doherty con la collaborazione dei danzatori
Musica:Jamie xx, Sergej Rachmaninov
Produzione musicale:William Smith
Collaboratore per la scrittura:Bush Moukarzel
Ideazione video:Nadir Boussria
Luci e direzione tecnica:John Gunning
Direzione di scena:Lisa Marie Barry
Ideazione costumi:Oona Doherty, Lisa Marie Barry
Danzatori:Arno Brys, Kevin Coquelard, Thibaut Eiferman, Amancio Gonzalez Miñon, Kinda Gozo, Zoé Lecorgne, Andréa Moufounda, Magdalena Öttl, Tomer Pistiner, Mathilde Roussin, Hilde Ingeborg Sandvold, Joseph Simon, Sati Veyrunes
Prodotto da:OD Works
Co-prodotto da:Kampnagel International Summer Festival (Germania), Sadler’s Wells (UK), Chaillot - Théâtre national de la Danse (Francia), La Biennale di Venezia (Italia), Maison de la Danse (Francia), The Shed (USA), Belfast International Arts Festival (UK) e Big Pulse Dance Alliance co-prodotto da Dance Umbrella (UK), Dublin Dance Festival (Irlanda), Torinodanza Festival (Italia), Julidans (Paesi Bassi)
Presentato da:Tanz im August/HAU - Hebbel am Ufer (Germania), Zodiak - Side Step Festival (Finlandia), ONE DANCE WEEK (Bulgaria), TANEC PRAHA International Festival of Contemporary Dance and Movement Theatre (Repubblica Ceca), New Baltic Dance (Lituania), CODA Oslo International Dance Festival (Norvegia)
Finanziato da:German Federal Cultural Foundation
Co-finanziato da:Creative Europe programme of the European Union
Con il supporto di:Kulturstiftung des Bundes e Direction regional des affaires culturelles Île-de-France - Ministère de la Culture

Descrizione

Premiata due anni fa con il Leone d’Argento della Biennale Danza dedicato alle nuove promesse, Oona Doherty è oggi una personalità forte del panorama coreografico, dal segno eterodosso nei modi e nei temi. Dopo Hard to be Soft – A Belfast Prayer, che l’aveva imposta portando in scena vizi e virtù delle classi subalterne di Belfast, Oona Doherty torna a Venezia con la sua danza urgente, spinta da motivi sociali e politici, per interrogarsi e interrogarci sul senso dell’atto artistico, sul valore e lo scopo della danza, fino al nostro essere nel mondo.

Navy Blue, secondo spettacolo per ampio ensemble e nuovo titolo della coreografa nord irlandese, inaugura il 17. Festival Internazionale di Danza Contemporanea raccogliendo attorno a sé l’interesse di numerosi teatri, fondazioni, festival europei, che lo hanno coprodotto insieme alla Biennale - Kampnagel International Summer Festival, Sadler’s Wells, Théâtre National de Chaillot, Maison de la Danse di LIone, Belfast International Arts Festival, The Shed and Big Pulse Dance Alliance che raccoglie Dance Umbrella, Dublin Dance Festival, Torinodanza Festival, Julidans.

Articolato in due parti, Navy Blue giustappone la lussureggiante musica di Rachmaninov alle pulsazioni adrenaliniche di Jamie xx, le gerarchie della danza alla libertà creativa, i singoli individui all’immensità dell’universo. Nel primo tempo dodici danzatori in tuta blu si muovono alla ricerca dell’unisono fra reminiscenze classiche rilette con sensibilità contemporanea sulle note del Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra di Rachmaninov, tra fascinazione per l’armonia e desiderio di romperne ordine e regole. La tensione sale e segna una cesura con il secondo tempo, quando i corpi si liberano, i pugni si alzano minacciosi, i gesti alludono a lotta e resistenza mentre una voce fuori campo scandisce sulla colonna sonora di Jamie xx un testo scritto a quattro mani dalla stessa Doherty con l’autore, attore e regista Bush Moukarzel, ispirandosi al Pale Blue Dot dell’astronomo Carl Sagan. Il desiderio di rottura e di denuncia slitta dal mondo della danza al mondo in generale, alla storia, alla politica, alla società con i suoi conflitti e le sue contraddizioni, a quel pallido puntino azzurro che è la terra vista dai confini del sistema solare, all’insignificanza della vita di fronte alla distesa di uno spazio infinito.

Scrive in esergo al programma dello spettacolo Oona Doherty: “Ci inarchiamo nel nero galattico dello spazio profondo. Disseminato di stelle cadenti, con corpi che squarciano il cielo notturno di un profondo blu acrilico. Questo è un inchino alla danza, questa è una domanda su cosa fare dopo”. E conclude lo spettacolo dicendo: “Uscirò da questo teatro, e voi uscirete da questo teatro, e faremo cose insignifcanti ma quelle cose, grazie a Dio, conteranno”.


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