Merritt Bucholz, Karen McEvoy
Integrare una città in un parco invece di creare parchi in una città: è questo l’intento da cui prende le mosse Olmsted nel suo progetto per Buffalo. La natura diventa il sostrato della città e sua fonte di nutrimento. Ma è anche un elemento in primo piano – complesso, sfaccettato, rivelatore e orchestrato – che fa da sostegno ai sistemi viventi, offrendo spazi e luoghi per interagire con la natura-città. E fornisce una struttura per un futuro in sintonia con il tempo, segno concreto del cambiamento.
Il sistema è interconnesso: una serie di parchi collegati da viali, cerchie di verde che fanno da tessuto connettivo, una cintura di spazi verdi che contemplano percorsi per la circolazione (di pedoni, ciclisti, carrozze, pattinatori), il tutto a creare una infrastruttura verde compatta.
Compiere un attento studio della topografia, che intrecci sistemi naturali e costruiti, con una stratificazione del suolo che permetta la coesistenza di percorsi in superficie, falde freatiche e drenaggio, nello stesso tempo in cui si crea e si disciplina il paesaggio. Creare un’ampia gamma di luoghi verdi urbani, diversificati, democratici, egualitari, formali e informali – itinerari verdi, paesaggi rurali, spazi per cerimonie, punti di osservazione –, luoghi paesaggistici per attività di socializzazione che rispecchino l’ideale di una città viva e sana.
Collaborare con i sistemi naturali, registrare il passaggio del tempo, essere testimoni degli eventi della città, rappresentare la memoria culturale, adeguarsi a nuovi schemi di utilizzo. La nostra proposta tenta di esplorare le qualità del lavoro di Olmsted a Buffalo plasmando, congiungendo, intrecciando, stratificando, trasformando ed esprimendo alcune delle qualità spaziali, tattili ed esperienziali dei suoi paesaggi.
Bucholz McEvoy Architects